La Fondazione Adenauer (sopra il logo), punto di riferimento tra gli istituti di approfondimento nell’ambito della Cdu, sposa le tesi della fondazione FareFuturo, think tank di Gianfranco Fini, sul testamento biologico.
«E ciò che in Italia viene considerato come un’eresia, ha cittadinanza già nel Ppe», aggiunge soddisfatto Adolfo Urso, che coordina un progetto di collaborazione e scambio tra i due istituti. In un seminario a porte chiuse che si è svolto a Roma il 9 ottobre con al centro il tema della «biopolitica», gli esperti e studiosi delle due fondazioni hanno concordato un testo che afferma «la libertà in capo ad ogni individuo relativamente ai trattamenti sanitari cui essere o non essere sottoposto» e dunque il fatto che la decisione del paziente sia «vincolante», esclusi ovviamente i casi «di eutanasia attiva e dell’accanimento terapeutico» e la sopravvenuta disponibilità di strumenti terapeutici più efficaci, che in caso di incoscienza del paziente «devono essere vagliati da un fiduciario e dai familiari». Ma c`è un passaggio ancora più delicato nel testo finale dell’incontro, che in molte parti riprende i principi contenuti della legge tedesca sul fine vita approvata dalla Cdu di Angela Merkel lo scorso giugno: gli esperti di FareFuturo e dell’Adenauer prevedono un caso specifico nel quale è possibile anche rifiutare alimentazione e idratazione artificiale. «E da riconoscere – si legge – alla sfera di autodeterminazione la possibilità di non fruire delle stesse, quando tali somministrazioni risultino possibili solo attraverso l’assunzione di medicinali». «Le nostre posizioni, che molti hanno bollato come di sinistra, non sono così anomale, se esponenti del Ppe in Europa le condividono: noi vorremmo una legge che puntasse sulla volontà della persona, sul rapporto paziente medico e sulla famiglia. Un testo in cui la volontà del malato sia comunque vincolante». «Non è scontato – aggiunge Benedetto Della Vedova, parlamentare del Pdl che ha partecipato alla stesura del documento – che la maggioranza abbia i voti sul testo già approvato al Senato, che calpesta la volontà del paziente e rischia anche di essere incostituzionale».