<b>7 Agosto 2003</b> – Clonare una puledra, checché ne pensi un'opinione pubblica frastornata da troppi bestiari, non è facile. La clonazione degli animali è ancora una tecnica sperimentale e incerta, e un cavallo è organismo ben più complesso di una pecora. Il risultato ottenuto dal professor Cesare Galli a Cremona è così eccezionale che lui stesso lo ha definito un piccolo miracolo, che «ci ha sorpresi». Così è la ricerca: tentativi su tentativi (dalla linea femminile l'equipe di Galli è riuscito a ottenere solo 14 blastocisti su circa 300 prove, e da quella maschile appena 8 su 500), fino al successo. Che a sua volta non è il punto di arrivo, ma la tappa di partenza per capire che cosa è successo e come può succedere ancora. Fanno perciò un po' pena le polemiche – come quella lanciata ieri dalla deputata verde Luana Zanella – che accusano il governo di aver autorizzato «alchimie inutili per il progresso della scienza, come conferma il caso della pecora Dolly». Ci sarebbe piuttosto da recriminare sui lacci e i lacciuoli fin qui opposti alla ricerca italiana, la cui qualità, una volta resa libera di manifestarsi, è dimostrata dai fatti. Non si deve infatti dimenticare che il professor Galli è lo stesso scienziato che clonò nel 1999 il toro Galileo. Quell'animale, in ossequio a un'ordinanza del ministro Bindi che vietava la clonazione animale se non per specie in via di estinzione, venne praticamente arrestato, messo sotto sequestro, per il divertimento dell'opinione pubblica mondiale. Bene ha fatto il ministro attuale Sirchia a rimuovere quel veto nell'ordinanza in vigore dal primo gennaio 2002. Ma, francamente, anche lui ha pochi motivi per inorgoglirsi.
Lo stesso Sirchia, infatti, applaude alla clonazione di Prometea sostenendo che ora «abbiamo a disposizione gli strumenti per studiare, attraverso i modelli animali, il potenziale delle cellule staminali, senza scomodare l'uomo e senza esperimenti sugli embrioni». Questo è, nella migliore delle ipotesi, un wishful thinking; nella peggiore, pura ipocrisia. E' certo infatti che la puledra di Cremona sia un altro tassello nella comprensione del puzzle genetico, e che la ricerca che l'ha prodotta darà impulso agli studi sulla cosiddetta medicina rigenerativa, fondata sull'uso delle cellule staminali. Ma è altrettanto certo che il salto in avanti che la scienza sta provando in quel campo, potenzialmente straordinario per la cura di malattie gravissime e oggi incurabili, non potrà avvenire senza quelle sperimentazioni sugli embrioni umani che per puri motivi ideologici anche il governo di centrodestra italiano continua a vietare.
VIVA LA PULEDRA MA NON BASTERÀ (Il Riformista)
<i>Clonazione</i>