Intervisa a Maria Antonietta Coscioni: sui temi dell’etica i diktat fermano il dialogo
«Nonostante i toni non perentori, continuo a ritenerla una ennesima e pervicace, nei i rapporti tra Chiesa e Stato, pervicace ingerenza». Non indietreggia di un passo Maria Antonietta Coscioni, radicale candidata nelle liste del Pd di fronte all’intervento del cardinale Angelo Bagnasco sul voto cattolico.«La Cei non ha imparato la recentissima lezione della Spagna di Zapatero, perché un conto è la professione di una fede, un altro è la laicità dello Stato. Non dobbiamo scambiare il peccato con un reato perseguibile. È per questo che la nostra presenza in Parlamento costituisce una sorta di polizza di assicurazione a difesa della laicità dello Stato all’ingerenza clericale».
Lei è candidata con il Pd, ma questo partito – sui temi etici – non ha fatto una scelta tanto decisa come quella del premier spagnolo.
«In questi ultimi anni, e anche nella legislatura appena conclusa, noi abbiamo sempre chiesto più coraggio e più onestà nella scelta di schieramento sui temi etici. Le cito solo un esempio: la proposta di legge sul testamento biologico si è bloccata in Parlamento pur essendo sostenuta da un cattolico come il senatore Ignazio Marino, un cattolico che ha una visione ampia, laica e che ben sa che cosa significhi la negazione dei diritti a persone in difficoltà».
Lei sostine che si tratti anche in questo ultimo intervento della Cei di una invasione di campo da parte dei vescovi. Ma la Chiesa non ha anch’essa il diritto di prendere posizione, di difendere i suoi valori?
«Nessuno di noi ha mai negato il diritto di parola alle autorità ecclesiastiche. La Chiesa ha il diritto di manifestare le proprie opinioni, di rivolgersi ai suoi fedeli ma non può utilizzare gli strumenti della comunicazione politica o "vigilare" sui parlamentari e, in qualche modo, controllarli».
Per i rapporti tra Chiesa e Stato era preferibile l’epoca in cui i cattolici erano uniti in un unico partito, come la Dc?
«Non so, penso che il vero problema sia un altro: la mancanza di coerenza di quei politici che difendono i valori cattolici a parole ma non nei fatti. A questo punto meglio essere onesti e lasciare anche gli altri liberi di fare le proprie scelte, dal divorzio alla famiglia allargata».
L’invito del cardinale Bagnasco avrà qualche effetto sull’elettorato?
«Ho molta fiducia e rispetto dell’intelligenza dell’elettore, che non si farà abbindolare da chi usa toni prudenti per andare a caccia di voti».
Salari bassi, precarietà, aiuti alle mamme che lavorano. Su questi temi i vescovi sollecitano una sorta di larga intesa dopo il voto. Considera anche questa un’ingerenza?
«Non penso che si possa parlare di ingerenza in un caso e non in un altro. Tuttavia, va precisato che ben altra cosa è quando la Chiesa si mostra aperta al dialogo, al confronto – come è stato con Giovanni Paolo II sulla fame nel mondo – e quando, invece, va avanti a suon di diktat».