«Sul biotestamento sono d’accordo anche due parroci»

Fabio Albertelli

Il presidente del X Municipio: «Oggi il primo vero giorno di apertura dello sportello: prevediamo 25 registrazioni. La politica si è divisa? Il re è nudo»
 
Domani i primi dati ufficiali. E giovedì la verifica nel Consiglio del Decimo Municipio. Con i tamburi di guerra che non si placano e annunciano la mobilitazione del centro destra e la presenza di aula di associazioni cattoliche. Per il registro del testamento biologico inaugurato al Tuscolano è il momento della verità. Solo una provocazione, «un manifesto ideologico», come lo ha definito il sindaco Gianni Alemanno? O l’estensione «di un servizio, un arricchimento di opportunità» come ha replicato provocatoriamente il presidente Sandro Medici. Forse nessuna delle due è la risposta esatta. Perché non sarà, prosegue Medici, «il numero di adesioni il metro di misura dell’iniziativa, bensì il confronto che il registro potrà aprire sul tema tra la politica e gli orientamenti reali».
 
Presidente, quali sono le previsioni?
Domani sarà il primo vero giorno di apertura dello sportello. Le prenotazioni risalgono a venerdì scorso, credo che arriveremo a registrare 25 biotestamenti.
 
Cosa ne pensa delle divisioni emerse nel Pd?
Il senatore Lucio D’Ubaldo, con la sua sgradevole sparata, in realtà fa un attacco al suo partito. Il coordinatore romano Riccardo Milana mantiene una posizione realista, non pone veti, ma non fa nemmeno uno sforzo di indirizzo. Le divisioni si erano già evidenziate in Consiglio dove la maggioranza è quindici contro dieci. Da subito il rappresentate dell’Idv si è schierato con l’opposizione, contro il registro. Due consiglieri democratici erano indecisi: uno è rimasto assolutamente contrario, mentre l’altro, pur rimanendo perplesso, ha consentito un voto di maggioranza. Ammetto, c’è una certa fragilità evidenziata fin dall’inizio, quando a dicembre cominciammo ad affrontare l’argomento. Poi la discussione ha consentito passi in avanti. Formalmente il Pd in X è per questa battaglia.
 
E il gruppo in Campidoglio?
Credo che il capogruppo Umberto Marroni, se potesse, aderirebbe. Ma per come è messo il Pd a Roma non è certo partita la parola d’ordine “fatelo in tutti i municipi”. È un tema che stressa il partito e quindi non va posto. Ma penso che il re sia nudo e che il dibattito non possa far altro che favorire una crescita.
 
E con Alemanno come la mettiamo?
Nessun seguito dopo la sua presa di posizione. La nostra non vuole essere una provocazione, bensì una piccola dimostrazione che le cose si possono fare anche quando sono così intense nelle loro implicazioni politiche. Interpretiamo in maniera un po’ spericolata il ruolo della municipalità rispetto a una politica più lenta.
 
E i riscontri tra la gente?
Buoni, abbiamo molti consensi. Anche il mondo cattolico non è tutto uniforme, due parroci ad esempio hanno manifestato apprezzamento.
 
Sicuro che non ci sia anche un aspetto provocatorio nell’iniziativa?
L’unica provocazione è quando dico ad Alemanno perché sei contrario se questa, in fin dei conti, è un’estensione dei servizi. Ma in realtà è vero: stiamo collaudando un servizio che interpreta i cambiamenti.
 
Adesioni da altri Municipi?
Il VI, l’XI e il XVI sembravano inclini, ma non so se lo faranno. È chiaro che questa battaglia ha un riflesso politico e anche esito forte. Un testamento biologico non è una passeggiata, è un percorso interiore di forte intensità sentimentale, che riguarda i dubbi della vita.