E’ stato solo grazie all’ aumento del numero di trapianti di cellule staminali da cordone ombelicale che si è potuto estenderne l`utilizzo a quei pazienti che prima non ne avevano la possibilità, in quanto non esistevano donatori compatibili di sangue midollare o periferico.
Il primo trapianto di sangue cordonale è stato eseguito nel 1988 su un bambino colpito da anemia di Fanconi, il donatore era la sorella Hla-identica non affetta dalla stessa malattia. Il sangue di cordone ombelicale della sorella era stato crio-conservato, successivamente scongelato e utilizzato per il trapianto. Il paziente è tuttora vivo. Questo successo ha aperto la strada all’ utilizzo del sangue di cordone ombelicale, dimostrando che: un singolo cordone, se contiene abbastanza cellule, può ricostruire definitivamente il compartimento linfo-emopoietico dell’ ospite; un’ unità di sangue cordonale può essere raccolta alla nascita senza problemi per il bambino; le cellule staminali del sangue di cordone ombelicale possono essere trapiantate dopo essere state crio-conservate e scongelate, senza perdere le loro caratteristiche.
Da allora le nostre conoscenze sulle caratteristiche biologiche del sangue cordonale e sui fattori correlati ai trapianti (regime di condizionamento, Gvhd, ecc.) sono decisamente aumentate, confermando l’ importanza del sangue di cordone ombelicale nei trapianti di cellule staminali e nella medicina rigenerativa.
La storia e sviluppo del sangue del cordone ombelicale inizia nel 1989 con il primo trapianto di cellule staminali da cordone in un paziente affetto da Anemia di Fanconi (Gluckman et al). Nel 1993 e nel 1995 è stata ottimizzata la raccolta e lo stoccaggio del sangue di cordone ombelicale (Rubinstein et al). Nel 1996, quindi, arriva il primo trapianto da un donatore non correlato con un mismatch HLA in un bambino (Kurtzberg et al) e nel 1996 il primo trapianto da un donatore non correlato in un adulto (Gluckman et al, 1997). Dal 2001 al 2007, varie èquipe hanno dimostrato che, rispetto a trapianto di midollo osseo non correlato, il trapianto di sangue di cordone ombelicale con mismatch presenta la stessa leukaemiafree survival sia nei bambini (Rocha et al, 2001; Eapen et al, 2007) che negli adulti (Laughlin et el, 2004; Rocha et al, 2004; Takahashi et al, 2007). Nel frattempo, per la precisione nel 2004, infine, ci state evoluzioni decisive come lo sviluppo di banche per la raccolta di sangue di cordone, ombelicale per trapianti correlati e non correlati (Werner); la creazione delle reti Eurocord Netcord (Werner); l’ isolamento di cellule staminali non emopoietiche dal sangue di cordone ombelicale da utilizzare per studi di medicina rigenerativa (Kogler et al).
Negli ultimi anni il numero di trapianti di sangue di cordone ombelicale è sensibilmente aumentato in seguito a diversi fattori quali l’ aumentato numero di unità di sangue di cordone ombelicale crioconservate e il miglioramento delle tecniche di raccolta che ha permesso di avere un numero più alto di cellule nucleate totali nelle unità stoccate: Inoltre c’ è stato un aumento di trapianti negli adulti (soprattutto con l`utilizzo del doppio cordone) e l`uso di nuovi regimi di condizionamento pre-trapianto (reduced intensity conditioning). I miglioramenti nella tecnica hanno portato alcuni decisi vantaggi quali l’ aumento del numero delle cellule nucleate totali raccolte e infuse; la diminuzione della malattia dopo trapianto nei pazienti. E anche la sopravvivenza dei negli ultimi anni è notevolmente aumentata, sia nei bambini che negli adulti, come conseguenza della miglior qualità delle unità di cordone ombelicale trapiantate, dei progressi tecnici e delle aumentate conoscenze.
Negli ultimi anni l’ utilizzo del trapianto del sangue di cordone ombelicale è stato ampliato anche grazie all`utilizzo di nuove tecniche. Per esempio il trapianto di due unità di sangue di cordone ombelicale in pazienti adulti per oltrepassare il problema del basso numero di cellule; l’ utilizzo di condizionamenti ad intensità ridotta nei pazienti più anziani; il trapianto di cellule staminali direttamente nel midollo osseo per limitare la perdita di cellule.
Le cellule staminali pluripotenti del cordone, per le loro caratteristiche, sono in grado di dare origine a tessuti ematopoietici, ma anche epiteliali, endoteliali, neuronali, cardiovascolari etc. Questo rende le unità di sangue di cordone ombelicale utili anche nella medicina rigenerativa, per curare un ampio spettro di malattie (cardiovascolari, oftalmiche, ortopediche, neurologiche ed endocrine). L’ utilizzo delle cellule staminali dovrebbe portare alla rigenerazione e al rimpiazzo dei tessuti danneggiati. Nella medicina rigenerativa non è richiesto un uso di regimi di condizionamento pre-trapianto come negli altri trapianti di sangue di cordone ombelicale. Questo, insieme all’ importanza di non subire un rigetto delle cellule, ha portato a suggerire l’ uso, nella medicina rigenerativa, di cellule staminali autologhe.
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