Il che significa tempi più rapidi per identificare cure mirate ed efficaci nei confronti di un “big killer”, una patologia che costituisce la seconda causa di morte per cancro nei Paesi occidentali (in Italia colpisce ogni anno poco meno di 40mlla persone circa 20mila pazienti muoiono a causa di questa malattia). E il professor Enrico Garaci, presidente del l’Istituto Superiore di Sanità dice: «Siamo particolarmente orgogliosi di questo studio che rappresenta senz’altro uno dei più importanti e significativi obiettivi raggiunti dal Programma Nazionale Cellule Staminali partito da questo istituto solo tre anni fa – spiega Garaci – E si tratta di una ricerca i cui risultati si trasferiscono direttamente sul malato».
«La scoperta delle cellule CD133 fatta nei nostri laboratori dall’equipe guidata da Ruggiero De Maria rappresenta una vera e propria rivoluzione nell’approccio della cura contro il cancro al colon – prosegue Garaci – Essere riusciti ad identificare questa rara popolazione di cellule che rappresentano circa il 2% delle cellule presenti nel tumore, significa aver scoperto vere e proprie cellule immortali, capaci di generare una quantità virtualmente infinita di cellule figlie e quindi significa accelerare i tempi della scoperta di nuove terapie meno invasive di quelle tradizionali poiché puntano direttamente al cuore del problema e, cioè ai meccanismi di formazione del tumore».Lo studio pubblicato domenica sull’autorevole rivista “Nature” significa anche un avanzamento della diagnostica.
«La possibilità di riconoscere le cellule staminali del tumore al colon permetterà inoltre di individuare con precisione e di quantificare la presenza di cellule staminali all’interno del tumore e ciò implica una diagnosi che permette di dare maggiori informazioni sulle caratteristiche biologiche del tumore per mirare maggiormente le cure». L’Istituto punta a creare una banca di cellule staminali tumorali che raccoglierà le cellule responsabili della formazione del cancro al colon di un numero consistente di pazienti. Ma l’equipe del dott. De Maria isolando le cellule staminali tumorali anche da altre neoplasie molto diffuse e tra queste ci sono il cancro al polmone. La “banca” permetterà di analizzare rapidamente e con elevata affidabilità i nuovi farmaci destinati alla sperimentazione clinica ontologica per consentire la selezione solo delle terapie potenzialmente efficaci.
«L’analisi preclinica sulle cellule staminali tumorali accelererà la realizzazione di nuove efficaci cure oncologiche – spiega Garaci – e porterà grosso beneficio per il Servizio Sanitario Nazionale: oggi le terapie più innovative – molto costose – sono efficaci su un numero limitato di pazienti, individuati solo dopo avere effettuato una terapia. Facendo invece dei test sulle cellule staminali tumorali riusciremo più facilmente ad individuare a quali farmaci il paziente è realmente sensibile evitando così di sprecare le terapie». Non è cosa da poco.