SE LA MARGHERITA NON E' FECONDA (Il Riformista)

<b>2 Dicembre 2003</b> – L'esame della legge sulla fecondazione assistita riprende domani al Senato, ma prima ancora di conoscere l'esito del voto ci sono già ragioni sufficienti per tracciare un bilancio deludente. La Margherita non vede, non sente e non parla. Mentre i Ds continuano a offrire il ramoscello della mediazione, anche se nessuno allunga le mani per prenderlo. Sin da ora sappiamo che non potremo assistere a un confronto politico alla luce del sole su un tema che pure meriterebbe di essere fondante per l'identità del centrosinistra, perché riguarda la laicità dello stato, le libertà individuali, il diritto alla salute delle donne, i rapporti tra scienza e politica. I destini di questa legge-monstre che si accinge a privare decine di migliaia di coppie della possibilità di accedere a una procreazione sicura e consapevole si giocheranno nell'ombra. L'unico sottile filo di speranza è nelle mani della presidenza del Senato, che deciderà se concedere il voto segreto. Se così fosse una trentina di senatori del centrodestra potrebbe contravvenire agli ordini di scuderia, ma queste defezioni non possono bastare finché la Margherita darà manforte alla maggioranza. E non sarà sufficiente nemmeno che la corolla perda qualche petalo: perché la blindatura della legge salti è necessario che la Margherita si spacchi a metà come una mela. Uno scenario al limite dell'inverosimile.
I malumori, è vero, attraversano anche il partito di Rutelli; c'è una corrente di matrice democristiana che non si rassegna al fatto che la Casa delle libertà riesca laddove la Dc si era arenata: una legge che, se applicata alla lettera, renderebbe quasi impraticabile la fecondazione assistita e bloccherebbe una volta per tutte il filone di ricerca delle staminali embrionali. La politica, si sa, è fatta anche di capriole, ma sarebbe azzardato scommettere che questa gara a contendersi i favori delle gerarchie d'oltretevere potrà essere foriera di aperture laiciste. E se le cose dovessero andare per il peggio? I Radicali raccolgono firme tra i ginecologi per portare la materia all'attenzione della Corte costituzionale e scaldano i muscoli in previsione di un referendum. I Ds non potranno restare a guardare, ma nessuno per ora sa rispondere alla vera domanda: si accontenteranno per non creare problemi alla coalizione o metteranno finalmente in campo tutta la loro forza?