Sangue infetto, il risarcimento che non c’è

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La malattia ti stravolge la vita, e non c’entri tu, non c’entra la sorte. Il sangue, che doveva aiutarti, ti corrompe nel profondo, s’insinua nel tuo corpo e non ti lascia più scampo. “Risorsa di vita e veicolo di morte”, così lo definiva Euripide. Lo sanno bene le decine di migliaia di persone, che tra gli anni Settanta e Novanta sono rimaste contagiate dal sangue infetto. E da uno Stato affetto da illegalità in un mercato della salute senza regole, senza controlli, senza pietà.

Plasma umano, reperito a basso costo negli Stati Uniti (nei ghetti delle grandi metropoli e nelle carceri di Arkansas e Alabama) così come in alcuni Paesi centroafricani, fu introdotto in Italia a partire dagli anni Settanta in modo del tutto illegale. Sangue di provenienza illecita o non certificata, che, senza essere sottoposto ad alcun controllo, veniva trasfuso nei corpi ignari di cittadini in cerca di aiuto, e improvvisamente affetti da nuove, impreviste malattie, dall’epatite all’AIDS. Vittime non di un errore medico, ma di un piano premeditato fondato sulla connivenza tra la (mala) politica prezzolata e una ristretta cerchia di aziende farmaceutiche specializzate nel trattamento e nel commercio di emoderivati.

Le vittime di uno Stato criminale non si sono date per vinte. L’infamia dell’ingiustizia subita, unitamente al dolore per le persone che via via, in questi anni, sono decedute a causa delle infezioni contratte, ha spinto loro ad organizzarsi in associazioni e comitati, e a intraprendere azioni legali, anche in sede penale. Così, dopo vent’anni di vergognoso silenzio politico e mediatico, diverse sentenze hanno accertato in via definitiva la responsabilità civile dello Stato per tutti i contagi (da HIV ed epatite B e C) avutisi sin dalla fine degli anni Sessanta. La sentenza della Cassazione del 2008 parla di “lesione dell’integrità fisica” a causa dell’inadempimento da parte del Ministero della Salute dell’obbligo di controllo, direttive e vigilanza in materia di impiego di sangue umano per uso terapeutico.

Obbligato a risarcire le vittime lo Stato italiano ha deciso di avviare una serie di transazioni a livello nazionale a partire dal 2003, corrispondendo quell’equo indennizzo esteso dalla legge 210 del ’92 anche alle persone danneggiate da sangue infetto. Adesso, per sbloccare la transazione in corso da quattro anni, serve la firma del Ministro Tremonti. Il quale si fa attendere.

Domani 21 giugno la Corte Costituzionale si pronuncerà sulla legittimità di alcune norme inserite nella manovra finanziaria aggiuntiva di giugno 2010, che di fatto negano la rivalutazione dell’indennizzo fermo ai valori del ’95. In questa occasione il Comitato VittimeSangueInfetto organizza una manifestazione, alla quale io parteciperò. Ti invito a unirti. (Qui le info) Perché prima di ridistribuire risorse a fini di “equità” tra sindacati e conventicole tentacolari, lo Stato deve saldare i conti con la giustizia. E risarcire chi ha pagato con la propria vita un conto, che non gli spettava. Che poi il prezzo di una vita rubata qual è? Probabilmente non c’è.

 

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