QUEI DANNI (Tutto Scienze)

<b>2 Luglio 2003</b> – Benché sconosciuta ai più, la degenerazione maculare senile è la maggiore causa di cecità tra le persone oltre i 60 anni. Nei Paesi industrializzati colpisce il 25 per cento degli ultrasettantenni: in tutto 30 milioni di persone, ma si stima che entro i prossimi 25 anni il numero dei casi sarà tre volte superiore in seguito al crescente invecchiamento della popolazione. Come fronteggiare una malattia così invalidante? «Non so se e quando tecniche innovative come il trapianto di cellule staminali o la terapia genica riusciranno a sconfiggere questa malattia. Ma sono certo che nell'immediato futuro la strategia vincente consisterà nella combinazione personalizzata di cure differenti, proprio come si fa contro il cancro o l'aids». Lawrence Yannuzzi, docente di clinica oculistica alla Columbia University Medical School di New York e direttore del LuEsther T. Mertz Retinal Research Center a Manhattan, ospite nei giorni scorsi della Fondazione Ferrero di Alba, è uno dei maggiori esperti a livello mondiale in tema di degenerazione maculare senile (Dms), una patologia che deteriora progressivamente la macula, cioè la parte centrale della retina deputata alla visione dei dettagli, dei colori e della luminosità. «Con il passare del tempo – spiega Yannuzzi – la macula va incontro a un progressivo indebolimento fisiologico. Gli scambi di sostanze nutritive con i tessuti circostanti diventano meno efficienti e le scorie (le cosiddette drusen) si accumulano, sconvolgendo l'intero sistema». Le drusen possono compromettere la funzionalità visiva in due modi: soffocando le cellule della macula (si parla in questo caso di Dms "secca" o "atrofica") oppure favorendo la proliferazione di capillari sotto la retina (Dms "umida" o "essudativa"). Quest'ultimo caso è anche il più grave, poiché comporta cali della vista molto pesanti, ma per fortuna colpisce con una frequenza dieci volte inferiore alla Dms secca. In genere il primo campanello d'allarme è una percezione distorta delle immagini (le righe orizzontali e verticali appaiono ondulate, un po' come succede in autostrada quando l'asfalto è surriscaldato dai raggi del sole), ma può anche capitare di vedere macchie fisse nel campo visivo o di avvertire un'alterazione nei colori e nei contrasti luminosi. «I fattori scatenanti non sono ancora del tutto certi – ammette Yannuzzi – ma è chiaro che invecchiamento e predisposizione genetica hanno un ruolo prioritario. Purtroppo si tratta di due condizioni su cui si può fare ben poco, ma non è così per altri fattori di rischio come il fumo di sigaretta, l'ipertensione, l'esposizione a forti sorgenti luminose o le carenze di vitamine e sali minerali». «L'uso di occhiali da sole con lenti che assorbono i raggi ultravioletti – aggiunge – è una strategia preventiva semplice ed efficace purché si scelgano prodotti di qualità, proprio come si fa con le creme solari per la pelle. Buoni sono i margini di manovra sul fronte dietetico: chi mangia spinaci o cavolo riccio almeno due volte alla settimana riduce del 46 per cento il rischio di malattia. Le vitamine A, C ed E, di cui sono ricchi questi alimenti, sono validi agenti protettivi, così come alcuni sali minerali (zinco, selenio, luteina e zeaxantina) e acidi grassi insaturi omega 3».
Non sorprende, dunque, che la fase iniziale della Dms secca venga contrastata esclusivamente con integratori vitaminici e minerali. Solo negli stadi avanzati (come anche nella Dms essudativa) si procede con un approccio multifattoriale, che affianca alla dieta farmaci e trattamenti chirurgici. Al momento gli interventi più efficaci contro le maculopatie più gravi sono la fotocoagulazione laser e la terapia fotodinamica, due tecniche che permettono di distruggere i capillari neoformati e quindi arrestare l'evoluzione della malattia. Purtroppo sono soluzioni che si possono applicare solo se i neovasi hanno dimensioni limitate e sono ben visibili all'esame angiografico. Il più delle volte, inoltre, non riescono a scongiurare le recidive e quindi i pazienti devono ripetere l'operazione. Di positivo c'è che non causano effetti collaterali e possono essere praticate in ambulatorio.

<i>Lara Reale</i>