Pillola del giorno dopo, Simi e Francioni scrivono ai giornali locali in risposta a “Scienza e Vita”

Gentile Direttore,
la mozione del Consiglio comunale del 18 marzo scorso, proposta dal gruppo consiliare dei Riformisti-PS per sollecitare una presa di posizione circa le parole di Benedetto XVI sul diritto all’obiezione di coscienza dei farmacisti, è di una sconcertante ovvietà. Ci mancherebbe altro che un organo istituzionale istigasse a violare le leggi dello Stato e non fosse impegnato, come si legge nella mozione, a "tenere distinte le questioni e le problematiche connesse con convinzioni morali e/o religiose […] da quanto viene prescritto dalle leggi nazionali o regionali". D’altra parte siamo in campagna elettorale e capiamo che, forse, qualcuno dei presentatori avvertisse il bisogno di muovere le acque sul fronte delle battaglie laiche. E veniamo alla reazione scomposta di "Scienza & Vita". Chi si occupa di questi temi dovrebbe sapere che, secondo le ultime ricerche, la pillola del giorno dopo non è in grado di impedire l’attecchimento dell’embrione. Infatti viene definita anche "pillola intercettiva", perché blocca l’ovulazione o, se questa è già avvenuta, impedisce la fecondazione. Trattandosi di un contraccettivo da usare in casi d’emergenza, che è tanto più efficace quanto più precocemente assunto, come Radicali e Associazione Luca Coscioni siamo impegnati a ottenere che, come succede altrove in Europa, la pillola del giorno dopo sia venduta senza ricetta medica.
Ma il comunicato di "Scienza & Vita" pone anche un altro problema. Credevamo che l’obiezione di coscienza consistesse nel rifiuto palese di una legge, assumendosene tutte le responsabilità anche penali, non il boicottaggio strisciante di una legge, facendone pagare le conseguenze agli altri. Credevamo che l’obiezione nonviolenta fosse quella che fece passare qualche annetto in carcere ai Radicali Olivier Dupuis e Roberto Cicciomessere contro la leva militare obbligatoria. Impariamo invece da "Scienza & Vita" che l’obiezione di coscienza la farebbe il farmacista sbattendo la porta in faccia a una coppia che ha rotto il preservativo: la coscienza del farmacista dovrebbe consentirgli di imporre a una donna il rischio di una gravidanza mai voluta, e magari di un aborto. Si profilerebbe uno scenario di completa illegalità, in quanto i farmacisti hanno l’obbligo di legge, dietro prescrizione medica, di fornire qualunque farmaco o di procurarlo, se non disponibile, nel più breve tempo possibile. Se vogliono, la chiamino pure "obiezione di coscienza": noi la chiamiamo "imposizione di coscienza", illegale e violenta. Ecco perché l’Associazione Luca Coscioni ha deciso di pubblicare sul suo sito le istruzioni per difendersi, eventualmente ricorrendo anche alla denuncia, che non è un atto di teppismo, ma lo strumento previsto dalla legge per veder rispettati i propri diritti (http://old.associazionelucacoscioni.it/soccorso_civile ).
Mala tempora currunt, caro Direttore, e occorre attrezzarsi.

Cordialità,

Giulia Simi, vicesegretario dell’Associazione Luca Coscioni
Andrea Francioni, direzione dell’Associazione Luca Coscioni