Intervento di Piergiorgio Strata su il Riformista a proposito del conferimento del premio Nobel all’italiano Mario Capecchi
Mario Capecchi, Martin Evans e Oliver Smithies sono i tre scienziati di quest’anno che nel campo della medicina vanno ad arricchire la più prestigiosa lista di coloro che hanno fornito un contributo di fondamentale importanza alle nostre conoscenze scientifiche, la lista dei Nobel. Il loro contributo, peraltro, ha delle implicazioni pratiche di alto interesse. Tutti i fenomeni vitali dipendono da quel sottile nastro di nucleotidi che si chiama Dna e che è una sequenza di geni. Ogni gene fabbrica una proteina, dando così luogo a tutto il materiale biologico che forma il nostro organismo.
Alla fine degli anni`80 Mario Capecchi, che ebbe come relatore della sua tesi il padre nobile della genetica, James Watson, e indipendentemente Oliver Smithies trovarono il modo di manipolare il Dna delle cellule così da inattivare la funzione di un singolo gene. La tecnologia fu applicata da Capecchi alle cellule staminali del topo, che Martin Evans aveva isolato, coltivato e dimostrato essere capaci di ricostruire l`intero animale. All`epoca la comunità scientifica era scettica su questo progetto che considerava troppo ambizioso e non fattibile con le tecniche disponibili. Certamente Mario Capecchi lavorò in relativo isolamento, ma con la forte convinzione di riuscire nello scopo nonostante una sua richiesta di finanziamento venisse bocciata. Il successo dei suoi esperimenti fu subito riconosciuto dal vasto numero di citazioni della letteratura scientifica. infatti nel solo 1994 furono oltre 300 le pubblicazioni scientifiche che avevano descritto con successo la disattivazione di un gene. Iniziò così la nuova avventura di esaminare le conseguenze che la soppressione di un gene aveva sullo sviluppo dell’animale e quindi di stabilire il ruolo di ciascun gene nei fenomeni della vita. L’omologia tra geni dei topo e quelli dell’uomo ha permesso inoltre di fabbricare topi portatori di malattie genetiche umane. In questi modelli animali è stato possibile studiare l’evoluzione della patologia, verificare l’efficacia di potenziali terapie e anche sperimentare la possibilità di sostituire il gene malato con uno sano oppure correggere la funzione di detto gene, gettando così le basi della moderna terapia genica. Questa importante scoperta dei tre scienziati premiati ha aperto la strada per una ulteriore serie di manipolazioni geniche. Infatti è oggi possibile indurre l’inattivazione di un gene anche nell’animale adulto e a scelta solamente in un tessuto specifico. Infine, le enormi conoscenze acquisite nel campo dei geni hanno permesso di riconoscere anche l’importanza dell’interazione fra geni e ambiente soprattutto per lo sviluppo delle abilità del nostro cervello e di stabilire importanti concetti sull’importanza dell’ambiente sulle funzioni dell’organismo, ma soprattutto nei sistemi educativi. Mario Capecchi è italiano di nascita, ma sarebbe molto difficile sostenere un minimo di italianità nelle sue scoperte. Infatti egli è nato a Verona ed è emigrato negli Stati Uniti all’età di nove anni dove ha svolto la sua brillante carriera. Certamente i suoi geni sono italiani, ma l’ambiente è stato e rimane statunitense.
co-presidente dell’associazione Luca Coscioni e professore ordinario di Neurofisiologia all`università di Torino [.]