Pubblichiamo di seguito le traduzioni di due articoli, apparsi su ScienceInsider e Nature, in merito al ricorso delle tre ricercatrici italiane respinto dal TAR del Lazio
Da ScienceInsider – Breaking news and analysis from the world of science policy, 21 luglio 2009
“Corte italiana respinge l’appello di scienziate per i finanziamenti alla ricerca sulle cellule staminali embrionali” di Laura Margottini
Tre scienziate italiane hanno perso al primo turno di quella che potrebbe essere una lunga battaglia legale contro la decisione del loro governo di escludere il lavoro sulle cellule embrionali da un bando per proposte [di ricerca] su cellule staminali, nonostante questo tipo di ricerca sia legale in Italia. Venerdì 19 luglio, a soli tre giorni dalla scadenza finale per la presentazione delle proposte di richiesta dei fondi, il TAR a Roma ha appoggiato la posizione del governo, respingendo l’appello delle scienziate.
In Italia, dove è forte l’influenza della Chiesa Cattolica sulle politiche pubbliche, i ricercatori che vogliano lavorare con le cellule staminali embrionali faticano, e per questo hanno atteso con impazienza ed ansia l’annuncio previsto dal Ministero del Welfare con il quale esso ha destinato recentemente 8 milioni di euro alla ricerca sulle cellule staminali: tuttavia il bando, quando è uscito a febbraio, includeva una dichiarazione secondo la quale sarebbero stati “esclusi i progetti che prevedono l’utilizzo di cellule staminali embrionali di origine umana”.
Il 24 giugno tre ricercatrici hanno sfidato quell’esclusione, facendo causa al governo tramite il TAR del Lazio, argomentando che sebbene la legge italiana non permetta la distruzione di embrioni per creare cellule embrionali staminali umane, essa permette la ricerca con cellule già esistenti: pertanto, secondo le scienziate, l’esclusione di tale ricerca dal bando è una violazione incostituzionale della libertà di ricerca.
Tuttavia il TAR ha bocciato la richiesta delle scienziate di ritirare il bando, specificando che solo gli istituti beneficiari di tali finanziamenti, come i consigli regionali e le università, possano ricorrere in appello contro il governo – i singoli ricercatori non ne hanno facoltà.
Il TAR, seppure non esprimendo un parere sulla legittimità della politica del governo, ha incluso nel preambolo all’ordinanza la dichiarazione secondo cui la “legge [n. 40/2004] (…) pone specifici limiti alla sperimentazione sugli embrioni umani”.
"Il verdetto (…) sembra essere ispirato da un’ideologia (…) più che dalla legge stessa”, dice Elena Cattaneo che, con Elisabetta Cerbai dell’Università di Firenze e Silvia Garagna dell’Università di Pavia, ha iniziato questa causa: “ [La bocciatura al TAR del nostro ricorso] (…) fa sorgere ulteriori perplessità in quanto stabilisce che solo gli Istituti e non i singoli scienziati erano ammissibili a fare ricorso (…) contro un bando pubblico che limita la loro libertà di ricercare attuata nell’ambito della legge e tutelata dalla Costituzione".
La legge italiana che regola la fecondazione assistita (Legge 40) vieta la creazione di nuove linee di cellule embrionali a scopi scientifici ma non vieta agli scienziati di studiarle. L’avvocato di Cattaneo, Vittorio Angiolini, ha detto a Science: "La ragione per cui la Legge 40 sulla fertilizzazione in vitro è citata nella sentenza del TAR (…) è totalmente oscura”; ha aggiunto che la prossima tappa sarà un appello alla corte superiore, il Consiglio di Stato, dato che ritiene giuridicamente ingiustificabile la decisione del TAR.
Per ora, ricercatori come la Cattaneo sono tagliati fuori dalla competizione per i fondi italiani per [la ricerca sul]le cellule staminali.
Da NATURE, Vol. 460, 23 luglio 2009
"Il tribunale italiano schiva la sfida sulle cellule staminali"
Un tribunale italiano ha informato gli scienziati che essi non hanno alcun diritto di chiedere la sospensione di un bando che specificamente esclude l’uso di cellule staminali embrionali umane – anche se il loro uso è legale. I ricercatori avevano obiettato quando l’esclusione da parte dei politici era stata aggiunta ad un testo concordato da un comitato di esperti scientifici (v. Nature 460, 19; 2009). Avevano contestato che l’esclusione contravviene a un diritto costituzionale alla libertà di ricerca. Il tribunale ha sostenuto che solo gli istituti di ricerca, non i singoli individui, hanno la possibilità di obiettare. Contro la decisione gli scienziati presenteranno appello al Consiglio di Stato.