Manifestazione davanti al Gaslini: “Più medici non obiettori negli ospedali”

di Alessandra Costante
GENOVA. I cattolici lo chiamano dottor morte e Silvio Viale replica secco: «Faccio solo il mio lavoro e qualcosa in più di chi è obiettore di coscienza». Nella sua vita di medico e di attivista radicale (membro dei Comitato Nazionale di Radicali Italiani e della direzione nazionale dell`Associazione Luca Coscioni) si è ritagliato uno spazio e un obiettivo: difendere lalegge 194 e la libertà di scelta delle donne, prendendo a spallate un sistema permeato di perbenismo e falsità.
«Compresa quella di creare problemi per l`introduzione della pillola abortiva Ru486. Ma comunque siamo vicini al traguardo, tra giugno e luglio sarà autorizzata e sarà uno strumento in più per le donne».

Ieri Silvio Viale, ginecologo del Sant`Anna di Torino e primo medico italiano ad usare la Ru486 pur sotto forma di sperimentazione, era a Genova. Davanti al Gaslini. E non solo perché è l`ospedale in cui lavorava Ermanno Rossi. « È anche una delle strutture liguri in cui non vengono eseguite le interruzioni di gravidanza – ha spiegato
– in piena violazione della legge 194».

Insieme ai radicali genovesi ha presidiato l`ingresso dell`ospedale pediatrico: striscioni e volantinaggio, come usa quando si scende in piazza a difendere la legge che a maggio prossimo compie trent`anni. Di attacchi e di resistenza.

L`attacco di Viale alla Regione Liguria è frontale. Diretta la replica alla crociata di Giuliano Ferrara con la sua moratoria sugli aborti. «Non si può speculare su quello che è accaduto, il caso di Rossi ha risvolti politici importanti. Non stiamo scoprendo ora gli aborti clandestini perché sono ovunque: a Torino, nelle Marche, in Sicilia dove un
ginecologo è stato condannato nei giorni scorsi perché faceva abortire privatamente le donne e si faceva pagare 2.500 euro – sostiene – Ma sulla questione aborto la Regione Liguria è latitante da anni. E lo dimostra il fatto che al ministero sull`obiezione di coscienza in Liguria i dati sono fermi al 1999. A questo livello è solo la Campania».

Tanto più colpevole la Regione, secondo Viale, «perché in fondo si tratta di organizzare in media 15 interruzioni di gravidanza al giorno e perché i medici non obiettori sono ghettizzati, mentre con gli obiettori si boicotta la 194».

Così, in mano ai radicali riappare una proposta di legge presentata nel 2006: «La Regione deve assumersi la responsabilità di decidere in quali ospedali si fanno aborti e lì garantire una percentuale sufficiente, almeno il 50%, di ginecologi non obiettori per assicurare un minimo di servizio», puntualizza Giulio Manfredi.

«Non si può costringere le donne a percorsi tortuosi, a raccontare più volte i fatti propri a sconosciuti. Chiaro che poi si scelgono alternative – va avanti Viale – Le liguri vanno in Francia dove possono abortire tranquillamente con la pillola dei giorno dopo spendendo in media 500 euro».

Conclusione dei manifestanti: «Da tempo noi diciamo che la 194 non funziona, che c`è una connivenza nel non parlarne dovuta al fatto che le istituzioni hanno posto Paborto ai margini dei sistema sanitario nazionale».