«Certo, e perché no? Lo presentiamo giovedì. Si chiamerà Persona e Bene comune. Non rinunciamo al dialogo trasversale sugli argomenti eticamente sensibili».
«A maggior ragione: dimostrano che c’è bisogno di tutti per evitare derive da una parte e dall’altra. Anzi, direi di più: i fischi di oggi ci rendono più credibili».
In che senso?
«Dimostrano che noi del centrosinistra vogliano starci nonostante tutto. E poi, siamo al di sopra di ogni sospetto: la battaglia per l’astensione, io e tanti altri esponenti della Margherita l’abbiamo fatta in modo chiaro ed esplicito».
Vi accusano di voler costruire una lobby cattolica.
«Macché. Io sono tutto fuorché integralista. E poi ritengo importante che il gruppo comprenda anche non cattolici di entrambi gli schieramenti: portiamo avanti battaglie che possono essere condivise anche dai laici».
Non è meglio, come sostiene la Finocchiaro, mettersi prima d’accordo all’interno dell’Ulivo?
«Ben venga anche il tavolo dell’Ulivo, ma l’Intergruppo non è in contraddizione. Io, sia ben chiaro, resto nell’Unione. Però nel suo programma sui temi etici si è volutamente restare nel generico, proprio per lasciare che venissero affrontati in Parlamento».
E la minaccia della Binetti di presentare una mozione se non sarà soddisfatta della linea del governo sugli embrioni?
«Certo, al Senato un documento del genere rischia di essere più strumentalizzato che alla Camera. E Rutelli ha frenato. Ma credo che alla fine tutto si risolverà per il meglio».