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"ORVIETO/Drammatico annuncio di Luca Coscioni durante il congresso dei Radicali" «Difficile che io sopravviva» ORVIETO – «E’ quasi impossibile che io riesca a sopravvivere alla malattia che mi ha colpito. E’ possibile che io viva, almeno spero di potermene convincere. E se sono qui è perché sto vivendo di nuovo, dopo un lungo periodo dove il buio aveva quasi travolto la mia vita, la mia esistenza quotidiana nel quotidiano.». Questa la parte piu’ toccante del messaggio che il presidente dei Radicali italiani Luca Coscioni ha inviato al congresso del suo partito. L’altro ieri, l’apertura del processo al tribunale di Orvieto nel quale sono imputati alcuni dirigenti della Asl accusati di non aver garantito all’esponente politico un efficace servizio di fisioterapia ha riacceso i riflettori sul caso – Coscioni. Un caso sul quale i radicali non hanno mai fatto cadere il silenzio dal momento che la gravissima forma di sclerosi di cui soffre il 36 enne ricercatore universitario orvietano si è trasformata ormai in un simbolo della battaglia per la libertà di ricerca e di cura. La sclerosi laterale amiotrofica prende di mira i motoneuroni, le cellule che controllano la muscolatura volontaria fino ad impedire di parlare come nel caso di Coscioni. La patologia può portare alla morte, generalmente, per paralisi dei muscoli respiratori, nel giro di 3 o 5 anni. Il partito radicale ha avviato una campagna internazionale di sensibilizzazione nei confronti della clonazione terapeutica che potrebbe consentire di ottenere miglioramenti ai malati di sclerosi multipla, Alzheimer, Parkinson e diabete. Coscioni sta conducendo una battaglia decisiva contro la malattia ed è reduce da un periodo in cui le sue condizioni sono peggiorate, ma non rinuncia al proprio impegno, sostenuto dalla moglie Maria Antonietta. Al suo appello per la libertà di cura hanno aderito oltre 2mila scienziati di tutto il mondo. «Sono qua per offrire il mio corpo morto e la mia viva sofferenza. Non pensavo che la mia battaglia personale potesse essere così dura e difficile ma questa è la realtà delle cose. Avrei voluto dare molto di più, purtroppo le cose non sono andate come volevo. L’impegno per la libertà di ricerca scientifica non si è fermato durante tutti questi mesi in cui la mia assenza è stata un dato di fatto. So che l’impresa più grande è quella di vivere la propria esistenza, di viverla pienamente anche nelle condizioni avverse di una malattia». C.L.