Stamani sono emerse le ragioni e gli obiettivi del l`indagine conoscitiva sulla pillola abortiva Ru486, fino ad oggi formalmente negate
: condizionare, bloccare una decisione dovuta di un organo tecnico, l’Aifa, in base all’appartenenza all’Unione Europea (procedura di mutuo riconoscimento)». Scriveva così ieri mattina sul suo blog la senatrice radicale Donatella Poretti commentando, alla luce dei giorno dopo, la singolare riunione del cda dell’Agenzia del farmaco italiana tenutasi mercoledì e durata quasi un’intera giornata ma che si è conclusa, chissà come, dapprima con un via libera « all’immissione in commercio della specialità medicinale Mifegyne», e poi, nemmeno mezz’ora dopo, con una secca smentita dettata questa volta dall’ufficio stampa del ministero del Welfare cui ha fatto eco lo stesso presidente dell’Aifa Sergio Pecorelli precisando che decisioni definitive sarebbero state prese solo dopo l`indagine parlamentare cominciata ieri mattina in Commissione Igiene e Sanità del Senato. Come siano andate di preciso le cose non è facile stabilirlo anche per la difficoltà di comunicare con i due capo uffici stampa dell’Aifa e del Ministero del Welfare che per puro caso sono due sorelle gemelle. La senatrice Poretti, però, ieri ha fornito qualche elemento in più per fare luce sugli eventi rivelando di una lettera scritta dal presidente della commissione di cui lei stessa fa parte, Antonio Tomassini, inviata al presidente dell’Aifa Sergio Pecorelli il 22 settembre scorso – giorno in cui l’ufficio di presidenza della Commissione votò a favore dell’indagine conoscitiva – nella quale Tomassini segnala «l’opportunità che l`Aifa, prima di arrivare alle determinazioni finali» sulla Ru486, «tenga in massima considerazione i risultati conclusivi dell’indagine conoscitiva». Così, senza alcuna remora, il potere politico (parlamento) chiede subordinazione ad un organismo scientifico che, come è scritto nella mission dell’Agenzia nata nel 2004, «opera sulla base degli indirizzi e della vigilanza del Ministero della Salute, in autonomia, trasparenza ed economicità». «La lettera – spiega Poretti – lascia sconcertati per due motivi: per il fatto che sia stata inviata ancor prima che il presidente dei Senato Schifani desse il suo via libera all’indagine, ma soprattutto per il contenuto della missiva, in cui si chiede all’Aifa di sospendere il suo operato, come poi di fatto è avvenuto». Una denuncia, quella della senatrice radicale, che non poteva passare inosservata. Non come è avvenuto con la notizia data quest’estate dalla rivista scientifica britannica Nature che rivelava il conflitto d’interesse del ministro Sacconi sposato con la signora Enrica Giorgietti, direttrice generale di Farmindustria. E infatti perfino la pro life Dorina Bianchi, capogruppo Pd in commissione Sanità- costretta dalla bufera sollevatasi in casa democratica a rinunciare all’incarico di coordinatrice dell’indagine conoscitiva ha dovuto ammettere ieri: «Una lettera inopportuna che il presidente Tomassini poteva risparmiarsi di scrivere». Ma se Tomassini si difende affermando di aver «esercitato i miei poteri discrezionali, ma l`Aifa è libera di comportarsi come vuole», sono in molti nell’opposizione a sollevare proteste, soprattutto tra coloro che avevano votato a favore dell’indagine parlamentare come il senatore Idv Giuseppe Astore. «Ma è triste vedere – attacca la radicale Poretti – che nell’opposizione c’è da una parte chi, come Donna Bianchi, fa da sponda ai Calabrò, ai Gasparri e agli altri, e dall’altra c’è chi per insipienza forse ha spalleggiato e difeso l’inchiesta parlamentare. Le cui vere ragioni d’essere oramai sono chiarissime a tutti».