A riaprire il dibattito è stato Piergiorgio Welby, co- presidente della Luca Coscioni, oggi sessantenne, affetto da distrofia muscolare progressiva da quando ne aveva sedici. Welby, dal suo letto d’ospedale, dapprima aveva scritto una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, chiedendo “che ai cittadini italiani sia data la stessa possibilità che è con cessa ai belgi, agli olandesi e agli svizzeri” e ottenendo una risposta di “sincera comprensione e solidarietà” il 23 settembre.
Poi ha comunicato ai medici la decisione “di rinunciare alla ventilazione polmonare assistita”, senza la quale andrebbe incontro a morte certa. Ieri si è discussa l’ipotesi che nei giorni scorsi Welby ha sottoposto anche al mondo politico: “E’ possibile che mi sia somministrata una sedazione terminale che permetta di staccare la spina senza dover soffire? “. In molti casi la sedazione viene somministrata quando il malato non assume più cibo e bevande – per un periodo di tempo Welby ha avuto bisogno di un sondino “per integrare la nutrizione e raggiungere la quantità di calorie sufficiente alle necessità metaboliche”, ha spiegato Federico Sciarra, medico che lo ha in cura Dunque una volta avviata si potrebbe anche non attuare una nutrizione artificiale. In questo modo la morte non viene accelerata, semplicemente la “sedazione consente che si svolga senza sofferenza”, ha spiegato Franco Henriquet.
Questa soluzione, però, non accontenta chi, come Marco Pannella, vorrebbe che il caso di Welby non si risolvesse solo in una morte non troppo dolorosa . “Proprio quello che non vuole Welby”, ha tuonato il leader dei Radicali ma in una battaglia che dimostri che “scegliere l’eutanasia non significa fare un affronto a Dio”, come dice Welby.
Ignazio Marino, presidente della commissione Sanità in Senato, ha ricordato che ci sono otto disegni di legge sulla questione, poiché “il paziente ha un diritto riconosciuto su ciò che voglia o non voglia fare”, ma non ancora quello di scegliere di morire.