A ognuno il suo compito: il Pd vada senza radicali, il Pdl non scivoli nella deriva populista, l`Udc si unisca con le altre formazioni centriste. «Avvenire», quotidiano della Cei, come la pensa l`ha detto domenica. Con una preferenza a denti stretti: se Pier Ferdinando Casini si alleerà con la Rosa bianca e l`Udeur e saranno avanzate «candidature adeguate», allora i vescovi italiani potrebbero dare una mano.
In ogni caso l`iniziativa di Giuliano Ferrara per la lista Pro life non è stata neppure citata, così come sull`«Osservatore romano» di ieri. In effetti finché il direttore del «Foglio» ha sostenuto una battaglia culturale c`è stata piena sintonia con le gerarchie, che hanno raccolto la palla. Poi la decisione di candidarsi ha cambiato l`approccio: la Chiesa ha paura che un tema così "core" come l`aborto possa essere associato in futuro a una bassa percentuale elettorale e, comunque, potenzialmente in grado di far dimenticare il successo al referendum sulle staminali. In ogni caso quella del 2008 sul voto cattolico è una questione molto complessa. Già, perché se un tempo c`era la Dc, oggi le tribù sparse del cattolicesimo politico si muovono a tutto campo con le altrettante frastagliate forme di presenza cattolica, dalle gerarchie all`associazionismo. La scelta di Walter Veltroni di non allearsi con la sinistra estrema e inizialmente con i radicali era salutata con grande favore dalla Chiesa, sia Santa Sede che Cei.
Tanto da spiazzare il Pdl e gli stessi centristi, visti come forza marginalizzata in una realtà post-voto potenzialmente da larghe intese mirate ad una riforma elettorale sul modello tedesco, il più adatto alla salvaguardia dell`elettorato centrista. Inoltre la componente cattolica del Pd si è ricompattata: i teodem nati in chiave anti – Pd anche per spinta di Francesco Rutelli e che sotto l`ombrello di Ruini hanno fatto naufragare in Senato i Dico e il testamento biologico – ora marciano insieme ai cattolici democratici, guidati da Giuseppe Fioroni e rappresentati da Dario Franceschini (presente a San Pietro per l`Angelus post-Sapienza promosso da Ruini) ed Enrico Letta.
Fioroni ha da anni un rapporto stretto con Tarcisio Bertone, potentissimo Segretario di Stato vaticano che dopo l`uscita del "rivale" Ruini ha ristretto di molto i margini di manovra della Cei in politica (tanto da arrivare alla puntualizzazione dell’«Osservatore romano» che non si deve far confusione tra Santa Sede e Conferenza episcopale). Bertone, dopo aver avvertito il Pd di non marginalizzare la componente cattolica, ora si gode i risultati: il 27 febbraio ci sarà una grande convention (che peraltro sarà aperta da don Carlo Nanni, teologo salesiano molto vicino al Segretario di Stato) convocata da tempo per suggellare la riunificazione dopo l`iniziale diaspora, compresi gli ex ulivisti, tra cui Rosy Bindi, e il mondo dei cristiano-sociali.
Il tutto ben visto da strati influenti della gerarchia, tra cui i cardinali Dionigi Tettamanzi e Severino Poletto, e i vescovi Vincenzo Paglia e Bruno Forte, oltre a una grossa fetta di associazionismo, dall`Azione cattolica, alle Acli, dalla Cisl ai Focolari,. Ora l’unica incertezza è rappresentata dal rientro dei radicali, specie se passassero candidature di esponenti particolarmente attivi su fronti caldi, come l`eutanasia. Nel Pdl di Silvio Berlusconi si beneficia dell’eredità della scorsa legislatura e di quell`appoggio consolidato di Ruini (un po’ raffreddato dopo il no alI’Udc) e di gerarchie scettiche verso il centro-sinistra, come Carlo Cafarra e Angelo Scola, legato a Cl, che rappresenta il braccio elettorale sul territorio specie al Nord, garante Roberto Formigoni. La galassia centrista può contare su alcuni punti fermi: Casini gode dell`appoggio oltre che di Ruini del presidente della Cei Angelo Bagnasco e dell`ausiliare di Roma, Rino Fisichella, e delle simpatie del Movimento cristiano lavoratori. Savino Pezzotta, oltre a spezzoni di sindacato, ha un rapporto stretto con il segretario Cei, Giuseppe Betori, che lo invitò a parlare alla Settimana sociale e al Convegno ecclesiale di Verona. Clemente Mastella, oltre alla rete della chiesa meridionale, vanta un rapporto con Bertone: da lui andò l’ex Guardasigilli dopo le consultazioni al Quirinale.