La battaglia di «Left» contro Ferrara: ma per Magdi Allam chi osa contestarlo è un “infame”

di Paolo Izzo

Mentre Giuliano Ferrara raschia firme su firme contro le donne in nome di una cosiddetta "moratoria dell’aborto", ottenendo il plauso dal Vaticano e un silenzio colpevole dalle nostre istituzioni sedicenti laiche, da un paio di settimane il settimanale Left ha lanciato un’iniziativa provocatoria e coraggiosa.

«Una moratoria su Giuliano Ferrara – spiegava Marcantonio Lucidi, caposervizio Interni di Left, il 25 gennaio scorso – una sospensione d’un anno sul "ferrarismo", formula piccoloborghese fatta di sproloqui telepresenzialisti, di pensiero splatter nutrito a provette, inseminazioni, embrioni, Cia, capitalismo americano, militarismo, bushismo, e di abbracci reazionari con cardinali, neocon, teodem, berlusconidi, misogini, ciellini, chierici fascisti, vandeisti antidemocratici, antidivorzisti divorziati, padroni delle ferriere, preti maremmani di Scansano che gli benedicono i suoi animali». Non ci sono andati leggeri, quelli di Left: del resto non si può essere ipocriti per dare battaglia all’ipocrisia. Battaglia che in tanti hanno sostenuto e sostengono (chi scrive è tra i primi firmatari) e che tante controffensive ha già suscitato. L’ultima in ordine di tempo arriva da Magdi Allam, vice direttore "ad personam" del Corriere della Sera, che il 5 febbraio scorso dal suo sito ha scagliato una feroce invettiva (con tanto di video) contro chi ha osato contestare Ferrara. Abbiamo chiesto una replica a Pino Di Maula, direttore di Left.

Direttore, ha visto che Magdi Allam vi dà degli infami?

Sì, infame è una brutta parola che rievoca un clima di odio e violenze creato, come dimostra la storia, scientificamente sempre da provocatori esperti formatisi in genere con particolari "scuole" specializzate nazionali ed estere. Parole di piombo, appannaggio dei peggiori "cattivi maestri". Io, più modestamente, appartengo a un’altra formazione, fatta di cultura della nonviolenza, cultura del dialogo e soprattutto di quella ricerca che pone al centro il rapporto uomo donna.

Per Allam l’iniziativa di Left è «come quella che nel 1970 vide ottocento persone sottoscrivere un appello contro il commissario Luigi Calabresi (e sappiamo bene la fine che fece)» (sic!). Ci dobbiamo offendere per l’accusa retroattiva di concorso in omicidio o si deve offendere la famiglia Calabresi per il paragone del loro congiunto con Giuliano Ferrara?

È la solita tecnica che vuole confondere: per restaurare il terrore, il caos… Rivendico il diritto di dare del criminale a chi vuole imporre leggi e metodi di pensiero medievali, dove la donna risulta solo come mezzo di riproduzione. Meno di una mucca, alla quale almeno si garantisce il diritto a non soffrire! A gente così va tutto il mio disprezzo. Ma basta una pernacchia. Guai ad alzare i toni, come tenta di fare Allam pure dopo che tanta sofferenza e tanti anni sono trascorsi.

Domani sarete già in edicola con un nuovo Left, quindi è tardi per occuparsi di questo attacco. Immagino comunque che una vostra risposta non si farà attendere: che farete, una moratoria su Magdi Allam?

Per carità, Magdi Allam è potente ma non è così importante. Nemmeno Ferrara lo sarebbe, se non rimestasse nel torbido di un impianto culturale fatto di meschinità, opportunismo politico e ipocrisia. Sinceramente, noi preferiamo dedicarci agli operai. E, dal prossimo numero, alle istanze rilanciate dall’associazione Luca Coscioni, gli unici che in Italia tengono ferma la barra del dibattito su questioni fondamentali come la libera ricerca scientifica. Ottimi maestri, che consiglio anche al prestigioso collega Allam.