Enormi progressi nella ricerca. Una classe politica non all’altezza. Il noto fisiologo racconta vent’anni di neuroscienze in Italia
E’ un anno di ricorrenze importanti, il 2009, perle neuroscienze. Specie in Italia. Cade infatti in questi giorni il compleanno della "regina" della disciplina, come è stata definita Rita Levi Montalcini dal suo collega di Nobel per la Medicina dell’86 Stanley Cohen.
Il 22 aprile la Montalcini ha compiuto 100 anni. E sono 20 quelli trascorsi dalla decisione del Congresso degli Stati Uniti di istituire il "Decennio del cervello’: Un’iniziativa destinata a dare uno stimolo decisivo alle neuroscienze, grazie al varo di ingenti fondi garantiti da leggi ad hoc. «Fu un impulso che ebbe notevoli ripercussioni anche in Italia» racconta a Left il neurofisiologo Piergiorgio Strata, copresidente dell’Associazione Coscioni e direttore scientifico dell’Ebri che ha patrocinato il convegno "The brain in health and disease" per celebrare i 100 anni della Montalcini. «Pochi mesi dopo l’input del Congresso Usa – ricorda Strata – l’allora ministro Ruberti con cui collaboravo aderì all’iniziativa varando un decreto. Fu l’Italia, per prima, a rispondere all’appello americano». Con quel decreto il nostro governo prendeva atto dello sviluppo delle neuroscienze e della sua inevitabile interazione con altre discipline: dalla medicina alla fisica, dalla matematica alla biologia molecolare, dalla psichiatria alla filosofia.
Professor Strata, qual è il valore e il portato delle neuroscienze oggi?
E’ importante studiare il cervello per almeno tre motivi. Il primo è che con l’aumento dell’età media sono cresciute in maniera esponenziale le malattie degenerative che colpiscono l’uomo in questo organo. Con la fine della vita intorno ai 50 anni raramente si verificavano patologie senili come l’Alzheimer o il Parkinson. La ricerca di cure efficaci in questa direzione era poco stimolata. Al contrario di quanto accadeva, per esempio, in campo oncologico. Il secondo motivo è che l’acquisizione di nuove conoscenze produce sempre benessere. Vale la pena di investire per studiare il cervello umano e cercare di capire come emergono le facoltà mentali. Il terzo fattore è solo a prima vista materiale. Le malattie del sistema nervoso oltre a colpire il paziente hanno un impatto sulla società non solo economico. Basti pensare alle difficoltà di rapporto tra i malati di Alzheimer e i loro familiari.
La Montalcini di recente ha sottolineato che non ci sono più barriere tra umanesimo e scienza. Se pensiamo al dibattito sul testamento biologico è evidente che almeno in Italia di barriere ce ne siano ancora tra scienza e politica.
La vicenda di Eluana mostra una classe politica intenzionata a rinforzarle. Altro che abbatterle. Tutto il contrario di quanto accade in altri Paesi che spesso la stessa politica propone come modello da seguire. Senza dover ricordare l’importanza dei primi interventi di Obama in favore della ricerca sulle embrionali, cito la Gran Bretagna dove la Danafoundation sta compiendo sforzi enormi per creare e diffondere tra i cittadini inglesi una cultura delle neuroscienze. L’obiettivo è far capire al grande pubblico l’importanza del progresso in questo campo.
Con la polemica sulle staminali e il caso Eluana è emerso che le neuroscienze sono particolarmente invise ai nostri governanti…
Quella di certa politica sembra una coazione a ripetere. La storia di Rita Levi Montalcini insegna che la ricerca scientifica ha possibilità di sviluppo solo dove è lasciata libera di esprimersi senza condizionamenti. Sotto il regime fascista la nostra grande scienziata ebbe l’intuizione del "fattore di crescita delle cellule nervose". Ma solo una volta giunta negli Usa, libera di lavorare, ha potuto ottenere risultati concreti.
Tutto il contrario di quanto accade per le staminali embrionali…
C’è un’influenza del Vaticano sulle nostre istituzioni assolutamente inaccettabile. Tanto quanto lo è la sua ingerenza nel dibattito scientifico. Un’intrusione che è alla base della profonda disinformazione culturale nel nostro Paese. Prendiamo la storia della Englaro. La scienza ha dimostrato che le facoltà mentali senza substrato fisico non possono esistere. Ma il fisico da solo non basta, ci vuole anche un substrato funzionale. La nostra corteccia cerebrale è la sede delle sensazioni, la cui attività è organizzata dalle strutture talamiche, che sono una sorta di direttore d’orchestra. La corteccia cerebrale di Eluana era necrotizzata al punto che c’era una disconnessione di questo direttore d’orchestra con tutto il resto e quindi c’erano le basi fisiche per dire che l’orchestra non poteva suonare più. Eluana non poteva più avere attività mentale.
Ma c’è chi crede nell’anima e sostiene che questa può anche non essere nel cervello. Per cui Eluana doveva continuare a vivere…
Per prima cosa non era vita umana. Secondo, a queste argomentazioni non bisognerebbe rispondere, anche se sempre più spesso si sentono fare da persone colte. E, invece, siamo piombati in una sorta di clima da stadio coni riflettori puntati sulla ricerca da due fazioni contrapposte di "tifosi". E ci si ritrova a sentire che le staminali adulte sono meglio di quelle embrionali. Oppure che no, sono queste il futuro. La realtà è che la ricerca scientifica, come dimostra la storia della Montalcini, non può avanzare se chiusa in compartimenti stagni. Se imbrigliata. Tutti e due i filoni di studio sono utili per aumentare le nostre conoscenze. E pretendere di studiare solo le adulte, come vuole qualcuno, per far acquisire all’Italia il primato mondiale in questo campo sono tutte chiacchiere.