Il Papa rinuncia. Ora La Sapienza è sotto accusa

di Raffaello Masci

Da destra e sinistra molte voci a favore del Pontefice. Napolitano gli scrive: "Solidarietà e rincrescimento". 

La notizia viene battuta dalle agenzie di stampa alle 17,21: il Papa non andrà più alla Sapienza. La Santa Sede fa sapere che la decisione è stata presa non perché si tema per l’incolumità del Pontefice, ma per i possibili disordini che potrebbero derivarne. La Cei emette un comunicato di fuoco: «Il Papa è oggetto di un gravissimo rifiuto che manifesta intolleranza antidemocratica e chiusura culturale». Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha detto di essere «rammaricato», che «la sicurezza era garantita» e che si augura «che la visita si possa ancora fare». E soprattutto, in serata, si viene a sapere che Giorgio Napolitano ha inviato al Papa una lettera personale. Anche se il contenuto sarà reso noto solo oggi nella sua interezza, si sa che il presidente della Repubblica ha espresso «solidarietà e rincrescimento» a Benedetto XVI. Severissimo, poi, il giudizio dell’opposizione, che invoca scuse ufficiali. Silvio Berlusconi parla di una «una ferita che umilia l’università italiana» così come umilia «lo Stato  che ha dimostrato di non saper garantire la libertà di parola alla massima autorità religiosa».

Pier Ferdinando Casini, intervenuto in aula alla Camera, definisce «un’onda di vergogna» quella che si «abbatte sulla nostra università». «Sono indignato – ha aggiunto Gianfranco Fini – per una vicenda che ferisce profondamente le coscienze di tutti gli italiani». Il Partito democratico, che finora era stato un po` defilato, parla ora con il suo leader Walter Veltroni: «Questo atteggiamento di intolleranza fa male alla democrazia e alla libertà». E il vicepremier Francesco Rutelli rincara: «Questa è una vittoria degli intolleranti che si traduce in una sconfitta per tutte le persone che amano la libertà». Secondo Massimo D’Alema «il clima di tensione è stato creato da atteggiamenti e prese di posizione estremistiche che non rappresentano affatto la maggioranza degli italiani». La sinistra-sinistra ha preferito mantenere un profilo più basso, costretta tra il ruolo istituzionale e la vicinanza ai collettivi. Oliviero Diliberto se l’è cavata non commentando, così come Bertinotti.

Mentre Franco Giordano è stato di una diplomatica equidistanza: «Occorre garantire la libertà di espressione del Pontefice, come le ragioni di chi contesta». Fabio Mussi, leader della Sd ma anche ministro, già durante la conferenza stampa del pomeriggio aveva difeso il diritto del Papa a parlare poi, dopo la rinuncia alla visita, ha commentato che l’intera vicenda è stato «un grave errore che non deve ripetersi». Ma a questo punto, è la questione, che cosa bisogna fare? Ignazio La Russa, insieme ad altri parlamentari di An, ha proposto un grande raduno domenicale a San Pietro, durante la recita dell’Angelus, per «per far capire al Papa che in Italia non ci sono soltanto questo pugno di professori che rappresentano un grumo di vergogna per la Nazione». Tutti, dunque, a difendere la libertà di parola del Papa, fa notare Pannella, «tutti: fascisti, sfascisti, antifascisti, comunisti-clericali, chierici traditori, laici-professi e vatico-talebani» ma nessuno che dica «che questa libertà potremmo averla anche noi» sistematicamente esclusi da ogni mezzo di comunicazione di massa.

Fuori dal coro degli sdegnati, anche il leader socialista Enrico Boselli: «Spiace che il Papa abbia annullato la visita, ma l’interventismo delle gerarchie cattoliche nella vita pubblica determina critiche che la Chiesa deve attendersi». Questa decisione del Vaticano – aggiunge il leader dei Cobas, Piero Bernocchi, «è una grande vittoria di tutti coloro che sono convinti che l’ingerenza delle gerarchie nella sfera pubblica può essere fermata». Per lo storico Nicola Tranfaglia «il Papa non può essere certo presentato come vittima», anche se l’errore iniziale «è stato di chi l’ha invitato». Gli studenti che hanno contestato il Papa e i professori che. hanno dissentito sull’opportunità dell’invito, si sono sentiti nell’occhio del ciclone. I primi, che in mattinata avevano occupato il rettorato e strappato un sì alla manifestazione all’interno dell’ateneo, hanno comunque confermato tutte le loro iniziative di protesta che, a questo punto, saranno dirette contro i due bersagli finora tenuti in secondo piano: Veltroni e Mussi. Quanto ai secondi, ieri hanno precisato le loro posizioni in una nuova lettera nella quale chiariscono che «nessuno, tantomeno i docenti della Sapienza, vuole esercitare un arrogante diritto censorio sulla libertà di espressione del pensiero religioso».