Uno studio americano dimostra che il felino è capace di aggiustare la guaina mielinica autonomamente. Secondo i ricercatori, l’ipotesi potrebbe riguardare anche l’uomo. Più cauto il presidente di "Progetto Mielina"
La resistenza a malattie e incidenti e la capacità di sopravvivere a cadute che stroncherebbero qualsiasi essere vivente gli hanno fatto guadagnare un posto di tutto rispetto nell’immaginario collettivo. Si dice che il gatto abbia sette vite, nove addirittura secondo gli inglesi. Ma dietro ai proverbi e alla saggezza popolare si nasconde qualcosa di potenzialmente interessante per gli otto italiani su 100mila che soffrono di sclerosi multipla.
Una ricerca condotta dall’università americana di Wisconsin-Madison, pubblicata dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, ha dimostrato che i felini domestici hanno la capacità di "riaggiustare" da soli la mielina, la sostanza gelatinosa che avvolge le fibre nervose e le protegge.
La sua degenerazione è causa di malattie come la sclerosi multipla, dette "demielinizzanti" proprio perché, in questi casi, la mielina viene attaccata e distrutta a opera del sistema immunitario. Gli studiosi hanno osservato, nel gatto, la straordinaria capacità di convertire questo processo. A condurre la ricerca è stato Ian Duncan, membro americano del "Mielin Project", il progetto su scala internazionale che ha lo scopo di finanziare la ricerca nell’ambito delle malattie rare, neurologiche e demielinizzanti.
"Il punto fondamentale del nostro studio – spiega il neuroscienziato – è che dimostra come la rimielizzazione possa davvero portare alla cura di molte patologie neurologiche. Da questa ricerca emerge insomma la profonda capacità del sistema nervoso centrale di riparare se stesso. Per ora abbiamo riscontrato questa possibilità nei gatti ma lo stesso meccanismo potrebbe funzionare anche sull’uomo".
Più cauto il dottor Massimiliano Fanni Canelles, presidente del "Progetto Mielina" italiano: "E’ sicuramente una scoperta utile e interessante. Ma dobbiamo prima capire se il danno provocato nei gatti ha una causa genetica o se invece è provocato da fattori esterni. Se la causa è genetica, non è modificabile, e in questo caso è impossibile trasferire il meccanismo di riparazione sui bambini".
Fanni Canelles ricorda infatti che la ricerca condotta dai colleghi americani è stata realizzata utilizzando gatte in gravidanza, alle quali per un periodo di circa tre mesi e mezzo è stata somministrata una dieta particolare. Questa condizione di debolezza ha fatto perdere all’animale la guaina mielinica, con conseguenze gravi come la paralisi e disturbi motori e visivi. Dopo aver sospeso la dieta gli animali hanno recuperato le funzioni precedenti: la biopsia ha poi dimostrato che la guaina mielinica si era aggiustata da sola.
"Negli esseri umani – continua Fanni Canelles – questo non accade mai. La mielina danneggiata viene persa, restano delle cicatrici chiamate "gliosi" e il mancato recupero viene compensato accerchiando le fibre neuronali e creando nuovi collegamenti, insomma "scavalcando" la guaina danneggiata. Nei gatti invece la situazione si è risolta senza bisogno di creare nuove diramazioni. Certamente interessante, ma non dimentichiamo che si trattava di animali in condizioni di salute particolari".
La mielina è anche conosciuta, proprio per la sua colorazione, con il termine di "materia bianca" del cervello, cervelletto e midollo spinale. Se si paragona il nervo a un cavo elettrico, il filo metallico interno corrisponde all’assone che trasmette l’impulso nervoso, mentre l’isolante che lo avvolge corrisponde alla guaina mielinica. Questa sostanza in pratica agisce come isolante e impedisce che l’impulso elettrico si disperda, assicurando così una conduzione efficiente degli impulsi nervosi. Quando questo meccanismo si interrompe, la scienza affronta il problema così come spiegato dall’esperto e attraverso il trapianto di cellule staminali, salvo il caso di disturbi estesi e più gravi.