Si alimentano le polemiche intorno al ddl sul testamento biologico. Ieri, a poche ore dal via libera alla Camera giunto martedì sera, si sono moltiplicate le voci di quanti esprimono dubbi sul provvedimento varato dalla maggioranza con il concorso delle opposizioni: dai medici che chiedono chiarimenti sugli aspetti medico-scientifici della legge, ai Radicali che annunciano una manifestazione nazionale, per arrivare al Pd Ignazio Marino, tra gli alfieri del fronte della libera scelta del malato, che ha ventilato, addirittura, il ricorso alla via referendaria. 0"Quando il testo sul Testamento Biologico passerà al Senato ha infatti sottolineato – dobbiamo prepararci a raccogliere le firme per un referendum perché bisogna dare il segno a questa politica che non può calpestare i diritti delle persone". Così, mentre nella maggioranza si festeggia la coesione ritrovata con l’Udc, dall’Idv attaccano: si è trovata "un’ampia maggioranza trasversale proprio su una legge nei confronti della quale la maggioranza degli italiani si è detta più volte contraria". Il cammino della legge, però, è tutt’altro che concluso e il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella ha annunciato che il voto finale al Senato, dove il ddl tornerà in terza lettura, si avrà "molto probabilmente in ottobre" e che la legge riuscirà a reggere un’ipotetica battaglia che potrebbe scatenarsi sul piano dei ricorsi: "Credo che una buona legge possa resistere agli attacchi della propaganda – ha sostenuto come successo per la legge 40 e all’atteggiamento di una parte della magistratura che tenta di entrare in competizione con il parlamento". Della stessa opinione il direttore di "Avvenire", Marco Tarquinio: "Le polemiche non mi stupiscono, da cittadino italiano e da cittadino europeo sono molto contento che il parlamento italiano con una maggioranza ampia, basata sull’attuale maggioranza del centrodestra con apporti importanti da forze del centrosinistra, abbia votato una legge che è ispirata a principi di grande civilità". Prima di tutto, ha spiegato, "ripristina il primato dell’idea del "favor vitae" che è alla base del nostro ordinamento sanitario e poi stabilisce un altro principio per me molto importante di fatto, che lo Stato è tenuto a somministrare tutto ciò che aiuta e sostiene la vita, ma non somministra morte. Un cittadino può rivolgersi allo stato per aver un sostegno per vivere, non per morire, lo Stato non deve ammazzare nessuno".
Ad inserirsi nella polemica politica i medici: così com’è "è inapplicabile perché mancano fondamentali indicazioni per noi medici. Innanzitutto non si capisce chi dovrebbe accertare l’assenza di attività cerebrale – presupposto fondamentale per far scattare la validità del biotestamento – e poi non si capisce dove si dovrebbero svolgere gli accertamenti e con quali esami. Come categoria non sappiamo cosa fare. L’unico riferimento pratico per il medico sembra essere quello al Protocollo utilizzato per il prelievo di organi a scopo di trapianto" denuncia Vincenzo Carpino, presidente nazionale dell’Aaroi-Emac, Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani Emergenza Area Critica che ha lanciato un appello al ministro della Salute. Ferruccio Fazio affinché chiarisca gli aspetti poco chiari presenti nel testo approvato. Rita Formisano, medico specialista in neurologia e responsabile della Sezione post-coma della Fondazione Santa Lucia, pone l’accento su un’altra questione: "Mentre da una parte si fa tanto parlare di etica e di filosofia dell’argomento, strutture come la nostra, come la Fondazione Santa Lucia, devono lottare per sopravvivere. Questa è soltanto ipocrisia".
© 2011 Associazione Luca Coscioni. Tutti i diritti riservati