Ignazio Marino è uno scienziato, che vola tra l’Italia e gli Stati Uniti, dove insegna; è un cattolico; è un politico del Partito democratico: è l’attuale presidente della Commissione Igiene e Sanità a Palazzo Madama. Quando tutti fanno un passo avanti per rilanciare la propria posizione, Marino ne fa uno indietro. «Preferisco studiare e approfondire gli argomenti sui quali come scienziato e come politico devo pronunciarmi», spiega quando viene chiamato in causa.
Presidente, Famiglia Cristiana parla di un «pasticcio veltroniano in salsa pannelliana». I Cattolici del Pd temono la deriva laicista: timori infondati?
«Sui temi importanti, sui quali il progresso scientifico ci impone degli interrogativi nuovi, si deve partire proprio dalla scienza e dalla conoscenza. La conoscenza deve essere la base dalla quale si deve sviluppare la discussione e l’approfondimento per dare al Paese delle leggi sulla base del sapere scientifico e sulla sensibilità della maggioranza dei cittadini. Ecco perché i contributi di persone che hanno dedicato la vita alla conoscenza, come il professor Veronesi, o di persone che appartenendo all’Associazione Luca Coscioni hanno approfondito la conoscenza su alcuni temi, sono assolutamente auspicabili in un dibattito di questo tipo».
Castagnetti, Binetti e Bindi chiedono garanzie, Veltroni assicura che l’accordo si fonda sul programma. Se le cose stanno così, perché la polemica non si placa?
«Veltroni ha condotto più incontri con i radicali e ha ripetuto più volte che l’accordo è sul programma. Anche il professor Veronesi è stato chiaro: ha detto che vuole essere un consulente qualificato in tema di sanità e non vedo come si possa sostenere il contrario. Devo dire di essere stato molto colpito da alcune dichiarazioni che ho letto: c’è chi si dice preoccupato perché ci sarebbero persone portatrici della cultura della morte. Il professor Veronesi ha salvato direttamente e indirettamente decine di migliaia di vite: se è portatore di qualcosa è portatore di una cultura di vita».
I cattolici dicono di essere circa la metà del Pd. Se è così, perché dovrebbero sentirsi minacciati dalla presenza di alcuni radicali nelle liste?
«Sono un cattolico e non mi sento affatto minacciato, perché ho la forza della ragione e dei miei ragionamenti. Sento di poter affrontare discussioni e approfondimenti su questi temi anche con i radicali, i quali tra l’altro, da tempo su molti argomenti hanno accettato di non insistere, come è avvenuto sull’eutanasia. Hanno riconosciuto che in questo Paese è possibile trovare una sintesi sul testamento biologico che nulla a che fare con l’eutanasia. Io stesso sono contrario fermamente all’eutanasia, ma sono assolutamente favorevole all’autodeterminazione degli individui. Credo che su questo terreno si possa arrivare a un’intesa molto chiara sulla base del programma così come è stato presentato oggi (ieri, ndr) da Veltroni. Un partito ha il dovere di fare delle scelte, scelte che vengono fatte democraticamente a maggioranza, che poi tutti devono rispettare. Lo stesso discorso vale per chi decide di candidarsi nelle liste di questo partito. I radicali sono persone integre, intelligenti e leali: nel momento in cui accetteranno di candidarsi nel Pd rispetteranno le nostre regole».
Avvenire si è scagliato contro il rapporto dell’ordine dei medici sulla 194, sui cui il dibattito è ancora molto aspro.
«Purtroppo in questo momento questi temi vengono usati come clave per attaccare il possibile avversario. Spesso ci pronuncia senza neanche la consapevolezza piena di quello di cui si sta parlando. L’Ordine dei medici si è pronunciato su una legge laica di uno Stato laico basandosi su dati precisi. Ho trovato grande conforto da quanto mi disse il cardinal Martini: "Professore, uno Stato laico dove avere una legge sull’aborto"».