Voto cattolico. Difficile dire se il caso Noemi abbia spostato i credenti dal Pdl alla Lega e all’Udc. La Chiesa non commenta ma osserva (senza dispiacersene) l’esclusione della lista Bonino-Pannella.
La Chiesa italiana, tanto più il Vaticano, ha tenuto rispetto alle elezioni europee un profilo bassissimo. Nessun commento, nessuna indicazione, non soltanto di voto ma pure d’indirizzo generale. Lo stesso presidente dei vescovi italiani, il cardinale Angelo Bagnasco, ha fatto la propria parte, durante l’assemblea generale dell’episcopato chiusasi pochi giorni fa, per smorzare ogni polemica
attorno alle politiche sulla sicurezza portate avanti dal governo e, insieme, circa la questione morale e il caso Noemi: niente battute fuori luogo, niente spinte per questo o quel partito. Un profilo, quello della Chiesa italiana, tenuto basso anche ieri, immediatamente dopo il voto, nonostante, dietro le quinte, vi sia chi esulti. Per cosa? Per l’uscita di scena dallo scenario europeo dei radicali. Questi, per colpa dello sbarramento al quattro per cento, non ce l’hanno fatta. E viste le campagne che da Bruxelles il pur piccolo contingente radicale promuoveva – con cascate italiane – in favore d`una rivoluzione antropologica non certo apprezzata da vescovi e prelati, la loro “scomparsa” non dispiace. La questione morale ha spinto una parte dell’elettorato cattolico dal Pdl verso la Lega e l’Udc? Difficile rispondere. Certo è che il low profile dell’istituzione Chiesa può aver giovato in questo senso. L’elettore cattolico, sensibile alle parole dei vescovi, si è senz’altro sentito in questa tornata elettorale più libero.
E, quindi, può aver scelto in coscienza di non votare per Berlusconi e di indirizzarsi sulla Lega e sull’Udc. Ma, a conti fatti, sembra poca roba. Probabilmente, se vi fosse stata una campagna massiccia della Cei, promossa attraverso le varie associazioni cattoliche, attorno alla questione sicurezza, all’immigrazione, la Lega avrebbe preso meno voti. Quanto all’Udc, è probabile che alcuni voti gli siano arrivati da alcuni degli elettori cattolici che alle scorse politiche avevano votato per il Pd: dirimente la vicenda Eluana Englaro. Ma anche qui è molto difficile azzardare ipotesi. I movimenti e le associazioni cattoliche avevano in diversi partiti dei propri rappresentanti. Il ciellino Mario Mauro (Pdl) ha fatto la sua parte in Lombardia. Bene è andato anche Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita e a Magdi Allam. Meno bene ad altri cattolici doc i quali, di per sé, avrebbero dovuto portare parecchi voti: Gianluigi Gigli, presidente della Federazione internazionale delle associazioni dei medici cattolici (scalzato da Tiziano Motti) e Luca Marconi di area Rinnovamento nello Spirito. Se la Chiesa, in generale, mantiene un basso profilo nel commentare i risvolti politici della tornata elettorale, qualche giudizio è stato espresso comunque, in particolare sul bollettino dei vescovi italiani, il Sir e sulla Radio Vaticana.
Sono due le preoccupazioni sentite: una per il forte astensionismo, l’altra per l’affermazione di forze xenofobe in molti paesi dell’Ue: «Serve una seria riflessione sull’aumento dell’astensionismo e dell’euroscetticismo», ha scritto il Sir. E ancora: «Il primo compito che avranno i neodeputati sarà quello di un’analisi serrata del problema, per non arrivare ancora tra cinque anni a domandarsi i motivi del peso del “deficit democratico” sulla costruzione comunitaria». A esprimere preoccupazione per «l’avanzata della destra xenofoba in Olanda, Ungheria, Austria e Gran Bretagna» è sulla Radio Vaticana l`Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio d`Europa: monsignor Aldo Giordano. Ma anche da lui non mancano allarmismi per l’astensionismo record: «Questo denuncia la mancata coscienza del ruolo che l`Europa dovrebbe avere e potrebbe avere perle sfide mondiali – ha detto Solo un’Europa più unita e più stabile può affrontare le grandi domande del mondo e del ruolo che l’Europa ha per la vita concreta locale dei singoli cittadini». Sull’astensionismo, fa il titolo in prima pagine anche l’Osservatore Romano: “Vince l’Europa dell`astensionismo” scrive il giornale diretto da Gian Maria Vian.