Gli argomenti dell’interpellanza ‘contro’ Maura Cossutta: “è come affidare la pecora al lupo”.

Chiara Lalli
I senatori che hanno firmato l’interpellanza sono 17 e, evidentemente, non sono superstiziosi (o forse non hanno trovato il diciottesimo?). L’interpellanza solleva il problema della compatibilità del passato di Maura Cossutta con l’incarico conferitole dal ministro Livia Turco: la revisione delle Linee Guida della Legge 40.

Come spesso accade le ragioni addotte per sostenere la presunta inconciliabilità (addirittura si parla di “particolare gravità”) dell’ex deputata Pdci e la sua mansione sono a dir poco ridicole.

1. Cossutta sarebbe inadeguata perché si è battuta contro la Legge 40 e, questa è la conclusione implicita, non può che continuare ad osteggiare la Legge 40: l’impegno nel combattere una legge (tanto assurda, peraltro) non implica che non si possa rispettare un preciso compito – revisionare quelle Linee Guida che secondo l’articolo 7, 3 devono tenere in considerazione le evoluzioni biomediche delle tecniche procreative e migliorarne l’applicazione. A meno che non si voglia considerare Maura Cossutta come un pupazzetto meccanico caricato e istruito secondo un piano prestabilito e immodificabile: combattere la Legge 40.

2. Ad aggravare 1., ci sarebbe la conferma popolare della Legge 40 tramite il non voto del 75% dei cittadini: il non voto, mi si perdoni la tautologia, è soltanto un non voto, cioè la non espressione del proprio parere. Non è una conferma e non è una smentita. È un non voto. Che la piantino di invocare la volontà popolare a sproposito e in modo tanto assurdo.

3. Cossutta sarebbe inadatta a un simile incarico per la sua natura fondamentalista “che vuole permettere di avere figli alle donne single e alle coppie di fatto allo stato brado, senza curare l’interesse superiore del nascituro”: dimenticano (chissà se per distrazione o per razionale pianificazione) di dimostrare la ragione – ammesso che Cossutta sia d’accordo con quanto attribuitole, ma è una posizione del tutto ragionevole – secondo la quale permettere a una donna single o a una coppia di fatto di avere un figlio sarebbe lesivo dell’interesse del nascituro. Ipocrisia a parte, non esiste alcuna evidenza che bambini cresciuti con un solo genitore (o con genitori non uniti dal sacro vincolo del matrimonio) siano bambini disgraziati. Non esiste una condizione formale di assetto familiare che possa garantire il benessere dei figli, e prendersela con gli esclusi della Legge 40 è davvero da inammissibili semplificatori della realtà. Facile dire ‘una donna single è inadatta ad essere madre’, più difficile dimostrarne la ragioni e non scivolare in una disgustosa e sciocca difesa della allegra famigliola borghese.