<b>10 Luglio 2003</b> – Esulta la maggioranza blindata che ieri in commisione sanità del senato ha licenziato il disegno di legge sulla procreazione medicalmente assistita così com'era stato votato alla Camera un anno fa, il 18 giugno 2002. Nessun emendamento (dei 400 presentati) è infatti passato, nessun ritocco, modifica né miglioramento al catalogo di divieti, sanzioni e ostacoli che trasforma il concepito in soggetto di diritto, vieta la fecondazione eterologa, discrimina single e omosessuali, vieta di produrre più di tre embrioni per un unico e contemporaneo impianto, interdice la ricerca sugli embrioni per la clonazione terapeutica… Ora non resta che lo sprint finale: discutere il testo a Palazzo Madama prima della pausa estiva. Esulta Riccardo Pedrizzi (An) con il refrain delle dichiarazioni dei suoi colleghi di governo: «non è la migliore delle leggi immaginabili, ma la migliore delle leggi possibili». Legge imperfetta, ma legge purchessia contro la deregulation, il vecchio caro far west procreativo sbandierato a ogni pie' sospinto. Da Francesco D'Onofrio a Olimpia Tarzia (Udc) alle associazioni cattoliche che hanno manifestato ieri davanti al Senato per plaudire al lavoro della commissione. A Carlo Casini (Movimento per la vita) che (r)assicura: «la legge sulla Pma non rappresenta un pericolo per quella sull'aborto», pure illazioni dell'opposizione. Nonostante i cartelli sbandierati dai suoi fedeli: «prima di tutto il bambino; fermiamo il business sull'embrione; sì alla legge che riconosce l'embrione uno di noi»… Il divieto di ricorso alla fecondazione assistita per la prevenzione delle malattie genetiche; il no al congelamento degli embrioni e alla fecondazione eterologa: per Giorgio Tonini (capogruppo Ds in commissione) sono questi i tre grandi difetti della legge. «Una brutta legge che non può dirsi cattolica, ma è semplicemente l'esito di un compromesso insensato secondo il quale l'embrione in provetta si vede riconoscere dal nostro ordinamento giuridico tutele più ampie di quelle di cui gode il feto nell'utero materno».
Per i radicali – che hanno protestato davanti al senato insieme ad associazioni e gruppi come Madre Provetta, Mammeonline e la federazione Giovanile Repubblicana – per questa legge «l'embrione è un essere umano, il malato no». E la libertà di cura e di ricerca scientifica finiscono immolate sull'altare di «etiche religiose».
«Illiberale, incoerente, illogico» è il commento di Antonio Del Pennino (Pri) che, augurandosi che in aula prevalaga il buonsenso e che il testo venga modificato, annuncia che ripresenterà tutti e 64 emendamenti respinti in commissione. «La maggioranza riesce a essere compatta solo contro le donne e i malati», commentano le senatrici diessine Vittoria Franco e Monica Bettoni. «Abbiamo cercato di modificare e migliorare il testo in tutti i modi ma in commissione è stato impossibile». «La salute, il diritto alla maternità e alla maternità sono a rischio» per una legge «inapplicabile il cui unico risultato sarà quello di incentivare il turismo procreativo».