Fecondazione assistita, stop alla legge 40. La consulta: no al limite dei tre embrioni

Mario Coffaro

La legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita è parzialmente incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte costituzionale che ha cancellato il limite dei tre embrioni «in un unico e contemporaneo impianto», ed ha aggiunto alla legge un importante principio nello stesso articolo 14 al comma 3: «Il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena possibile, deve essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna».

Inammissibili, invece, per difetto di rilevanza nei giudizi principali in corso altre due eccezioni: in sostanza resta proibito alle coppie revocare la decisione dopo la fecondazione degli embrioni e resta il divieto di crioconservazione e di soppressione degli embrioni. Questa è una sintesi e le motivazioni complete si conosceranno con la pubblicazione della intera sentenza, tra pochi giorni. Insorgono i difensori della. legge 40 e plaudono alla decisione della Consulta coloro che l’hanno contrastata. Il sottosegretario al Welfare con delega alla Bioetica, Eugenia Roccella, annuncia «per fare chiarezza» l’emanazione di «nuove linee guida». Perché, dice Roccella: «Sono molto dubbi gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale sulle pratiche che devono essere adottate nei centri». Replica immediata di Livia Turco, capogruppo del Pd in commissione Affari sociali, ed ex ministro della Salute che ricorda al sottosegretario Roccella: «Proprio sulla base della stessa legge 40, le linee guida non hanno alcun potere interpretativo ma sono solo uno strumento tecnico». In altre parole una legge si può cambiare con un’altra legge, non basta un provvedimento amministrativo. Esulta di gioia il ginecologo Severino Antinori, presidente della WARM (World Association Reproductive Medicine), associazione che si era rivolta al Tar del Lazio contro la Legge 40, che ha poi sollevato la questione davanti alla Consulta: «La sentenza rappresenta una grande vittoria per lo Stato di diritto e per lo Stato laico, che non deve essere soggetto a spinte religiose che impongo- no le leggi con una grave riduzione dei diritti civili».

Per l’avvocato Gianni Baldini, legale della coppia ricorrente parte del dispositivo «scardina la legge 40/04 sulla procreazione assistita e i suoi anacronistici e assurdi divieti» che «per oltre 4 anni hanno frustrato desideri e speranze di tante coppie sterili, mortificato i medici, costretti loro malgrado ad effettuare interventi anche contro quanto il paziente, coane nel caso della coppia da noi assistita, era palesemente contrario all’interesse alla salute della donna, e costretto tanti altri ad emigrare all’estero». Anche l’avvocato Filomena Gallo, presidente dell’associazione Arnica Cicogna sottolinea: «Grazie a questa sentenza le gravidanze trigemine oramai saranno solo un ricordo, perché è stata eliminata la parte dell’articolo 14 che impone l’impianto contemporaneo di tutti gli embrioni prodotti. Inoltre con l’eliminazione del limite dei tre embrioni imposti per legge è ridata discrezionalità al medico». In proposito il costituzionalista Stefano Ceccanti, senatore del Pd, sostiene che: «L’aggiunta del vincolo di procedere senza pregiudizio della salute della donna significa concretamente ampliare i casi in cui è consentita la crioconservazione degli embrioni, anche in vista di impianti successivi». Ma nel mondo politico le reazioni sono contrastanti così come contrastata è stata l’approvazione della legge 40. Il segretario del Pd Dario Franceschini invita a «rispettare sempre le sentenze.

La Consulta interviene su alcuni aspetti della legge e va recepita». Per il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, invece: «La sentenza pone un problema grave per la nostra democrazia. In quanto la sovranità del Parlamento viene intaccata parallelamente alla percezione della sparizione di autorità di garanzia. Si tratta di un problema democratico e dell’orientamento culturale prevalente di organismi costituzionali». Negativo pure il giudizio di Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita: «Così si scardina l’intero in-ipianto della legge». Per comprendere la portata della sentenza invita ad attenderne le motivazioni Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori del Pdl: «La sentenza della Corte Costituzionale non cancella l’intera legge 40 ma interviene solo su due aspetti che, tra l’altro, devono essere letti in maniera coordinata tra di loro».