BRESCIAOGGI di Sabato 28 Febbraio 2009
IL CASO ELUANA. Ieri sera il dibattito alla scuola «Bettinzoli» con Stefano Catalano dell’Università di Milano. «Beppino Englaro un perseguitato» Il giurista difende il padre: «Per 17 anni aveva chiesto alla politica e alle istituzioni di prendere una posizione» L’indagine è un atto dovuto ma ora Beppino è diventato un simbolo
di Lucilla Perrini
Sembra che alla vicenda di Eluana Englaro non si possa ancora mettere la parola fine. È notizia di ieri che la Procura di Udine ha iscritto nel registro degli indagati il padre Beppino Englaro e altre 13 persone con l’ipotesi di omicidio volontario aggravato per la morte di Eluana. Per questo il legale della famiglia, l’avvocato Angiolini, che ieri era atteso nella scuola Bettinzoli di Brescia, invitato da Giustizia e Libertà e dal Movimento per la scelta, ha declinato l’invito per motivi deontologici. Al suo posto Stefano Catalano, ricercatore di Diritto pubblico all’Università degli Studi di Milano, che ha ripercorso con precisione e rigore tutte le tappe giuridiche che hanno scandito questa drammatica vicenda.
UN RIGORE ancora più apprezzabile dopo le polemiche e l’emotività che negli ultimi mesi hanno occupato ogni dibattito, ogni spazio di discussione e di formazione dell’opinione pubblica. «Englaro è diventato ormai un simbolo ed è come se si fosse scatenata una persecuzione nei suoi confronti – afferma Catalano -. L’indagine è comunque un atto dovuto, perché nel momento in cui ci sono degli esposti da parte dei cittadini, il magistrato ha il dovere di fare luce, per tutelare in primo luogo la persona coinvolta».
Davanti a un folto pubblico Catalano ha spiegato tutte le sentenze, dalla prima, del Tribunale di Lecco del 1999, all’ultima datata 9 luglio 2008. Nove anni, nove decisioni, intorno a due interrogativi principali. È possibile rinunciare alle cure? E che cosa succede se il malato è incapace di intendere e volere? «Il diritto alla cura – spiega – è sancito dall’articolo 2 e 32 della nostra Costituzione ed è diritto a preservare la nostra salute, ma anche diritto a rinunciare alle cure». Nel 2007 la Corte di Cassazione sentenzia che per il principio di uguaglianza, se anche la persona è interdetta, si deve rispettare il diritto a rinunciare alla cura. In questo caso può decidere il tutore, ma come essere certi che il tutore decida secondo la volontà del malato?
«La Corte di Cassazione – continua Catalano – ha posto due limiti: la persona deve essere in stato vegetativo permanente e irreversibile e la volontà del malato si deve ricavare dall’orientamento filosofico, religioso e morale della persona».
LE ULTIME TAPPE del percorso giudiziario di Englaro sono il ritorno alla Corte di Appello, che ha concluso che Eluana avrebbe espresso quella volontà se avesse potuto esprimersi, e quindi il diritto di Beppino Englaro di chiedere la cessazione dei trattamenti. È a quel punto che «dopo 17 anni passati da Englaro a chiedere alle istituzioni e alla politica di prendere una posizione, che la politica di colpo si risveglia e interviene, ritenendo che la Cassazione abbia sconfinato nel terreno legislativo del Parlamento, inventando un diritto invece di applicarlo».
Ma la corte Costituzionale ha rigettato il ricorso del Parlamento, e lo stesso Parlamento «ha votato un decreto finalizzato a stravolgere una sentenza passata in giudicato, situazione che non ha precedenti».
Ma la corte Costituzionale ha rigettato il ricorso del Parlamento, e lo stesso Parlamento «ha votato un decreto finalizzato a stravolgere una sentenza passata in giudicato, situazione che non ha precedenti».
Le ultime parole di Catalano sono sul Ddl in discussione: «non si vuole che la legge intervenga e invece con questo ddl dove non viene specificato nulla, per esempio, riguardo all’eutanasia: si consegna ai giudici un potere enorme, si vorrebbe limitarlo e invece lo si amplia».