È questo il cardine di una vera scommessa, che arriva da uno dei più celebri scienziati italiani impegnati nel campo: Gianluigi Condorelli, ricercatore alla Fondazione Parco Scientifico Biomedico San Raffaele di Roma, e con numerose collaborazioni anche all’estero, tra cui la più recente, all’istituto di Medicina Molecolare di San Diego, California. Un progetto ambizioso, che punta a capire il meccanismo con cui le cellule staminali si trasformano nei cardiomiociti, ovvero quelle cellule che compongono il muscolo del cuore e che si danneggiano in caso di infarto.
Poter “fabbricare” cardiomiociti in laboratorio potrebbe allora aprire la strada a una sorta di cellule capaci, una volta somministrate al paziente, di raggiungere il cuore infartuato sostiruire queste zone danneggiate, permettendo all’organo di migliorare le proprie contrazioni e di pompare il sangue quasi come se fosse sano. La ricerca con le staminali embrionali, nonostante i recenti dibattiti bioetici sull’accordo di Bruxelles, non si scontra affatto con la fede cattolica del ricercatore: «Non ritengo di correre il rischio di essere scomunicato per le mie ricerche spiega Condorelli. Non credo di contravvenire a una legge che peraltro non è scritta».
Nel suo laboratorio Condorelli impiega alcune linee cellulari approvate dal Governo americano. Le staminali embrionali che arrivano in Italia dall’estero non sono molto costose. Anzi, a volte non costano proprio nulla: «Quelle degli USA, per esempio, sono linee disponibili a tutti spiega Condorelli – sviluppate da un ricercatore molto bravo di Harvard». Nonostante in Italia sia possibile fare ricerca sulle staminali embrionali, sono meno di dieci gli scienziati impegnati in questo campo. Anche se, aggiunge Condorelli, «i gruppi che lavorano sulle staminali adulte lavorano anche sulle embrionali e viceversa. Quello che importa è il risultato, non la cellula usata».