Che assurdità le staminali alternative

di Piergiorgio Strata e Elena Cattaneo
Elena Cattaneo DOPO l’intervento sulle cellule staminali embrionali del ministro Mussi in sede europea, il problema rimbalza in Italia.

Rimane in sospeso il disegno di legge di Francesco Rutelli, presentato lo scorso settembre, che prevede lo stanziamento di 50 milioni per lo studio delle sole cellule staminali adulte. Già in occasione del recente Congresso mondiale sulla libertà di ricerca, promosso dall’Associazione Luca Coscioni, avevamo avanzato alcune critiche.

Al di là del tono trionfalistico, ciò che colpisce è che con tale progetto Rutelli «sogni» di fare assumere all’Italia «un ruolo guida in un settore strategico, indicando la via di un approccio parallelo ed alternativo a quello utilizzato da altri Paesi, che invece lavorano sulle cellule staminali embrionali».

Il solo fatto di pensare di volere creare una via originale e diversa da quella seguita da altri Paesi, che sono all’avanguardia in fatto di ricerca e sviluppo, è assolutamente utopistico e, in questi termini, inutile. Non si tratta di usare due metodologie equivalenti per raggiungere lo stesso fine. Ambedue i campi di studio, adulte e embrionali, sono importanti, ma complementari e non certo sovrapponibili. Siccome la ricerca è anche competizione, appare chiaro che non si può pensare di gareggiare con un auto di Formula 1 a cui manca una ruota.

Si pensi, inoltre, alle difficoltà che avranno gli erogatori dei finanziamenti pubblici messi in campo dall’eventuale Legge Rutelli (nostri soldi) nell’accertarsi, ogni giorno, che i finanziati non «contamineranno» mai la loro ricerca sulle staminali adulte beneficiando di scoperte derivanti da ricerche (altrui) sulle staminali embrionali. Pratica impossibile da impedire perché, fortunatamente, la ricerca non funziona per compartimenti stagni. Rispetto alla legge 40 si stabilisce addirittura «il divieto all’utilizzo di cellule staminali embrionali umane», anche quelle già messe in coltura, che la 40 permette, di fatto bloccando in Italia anche quella minima ricerca sulle staminali embrionali umane fatta a fatica e senza finanziamenti.

Un altro punto preoccupante è quello della creazione di tre Centri Nazionali con il compito di raccogliere tutto il materiale cellulare e di distribuirlo. Poiché esistono già centri simili in Italia, si rischia di creare inutili e costosissimi doppioni. Infine, sconcerta un altro articolo di legge che intende distribuire fondi pubblici affinché i cittadini siano informati sulle potenzialità terapeutiche e sulle caratteristiche delle cellule staminali adulte. Peccato, però, che non si riconosca nemmeno ai cittadini italiani il diritto di conoscere che esistono anche le cellule staminali embrionali e le loro potenzialità.

Si parla quindi di un finanziamento pubblico per un’informazione parziale! Non resta che augurarci che Mussi possa (ri)condurre l’Italia in Europa e fuori dal Medioevo. Magari sperando che, nel frattempo, i nostri politici imparino ad acquisire le debite informazioni prima di legiferare. Così facendo, Rutelli ci avrebbe almeno evitato di puntualizzare che le «cellule staminali del pancreas», a cui si riferisce nel prologo della sua proposta e con cui una paziente italiana diabetica sarebbe stata curata, non sono ancora state scoperte. I dettagli nella scienza, crediamo anche nella politica, danno il peso della profondità d’analisi.