Alla situazione che questo inserto ha documentato a più riprese negli ultimi mesi. Ovvero, mentre la legge sul testamento biologico avanza fra la Camere come un cavallo nel pantano, direbbe Gadda, procede l’offensiva silenziosa ma tenace per esportare in più Comuni possibili la più inutile (a rigor di legge) iniziativa che si ricordi da un po’ di tempi a questa parte: quella dei registri del testamento biologico fatti in casa. O meglio, in municipio.
La giurisprudenza infatti è chiara: se ai Comuni sono assegnate sì funzioni e capacità d’intervento nei servizi sanitari, di igiene e profilassi pubblica – ma è tutto da vedere che un registro per il testamento biologico rientri in tali categorie -, come è confermato da più parti, e non da ultimo dagli articoli 117 e 118 della Costituzione, le competenze specifiche sono attribuite da leggi statali o regionali. Punto. Senza quelle, tutto il da farsi su registri e pseudo-attestati di volontà sul trattamento in casi di malattia grave, resta carta straccia. E quand’anche nella legge ora in discussione venisse approvata l’esistenza di strumenti simili, tutto sarebbe da rifare, vista l’assenza di uniformità nelle procedure finora applicate, di parametri adeguati all’eventuale normativa. ecc. Insomma, un grande spreco se non di risorse economiche (ma in parte anche di quelle) certamente di tempo.
A che pro? Ovvio, testimoniare al legislatore una domanda da parte della cittadinanza, preparare un fronte di contestazione se la legge sarà approvata non prevedendo la vincolabilità per il medico del "testamento biologico" redatto, fare lobbying politica dal basso. Quanti sono i Comuni finora coinvolti? Difficile dirlo con precisione. Erano una settantina a gennaio, verosimilmente oggi sono ben oltre gli ottanta. Tra febbraio ed aprile, per esempio, si contano tra le new entries Francavilla Fontana (Br); Campolongo (Ve); Gattattico (Re); Sesto Fiorentino (Fi); Pavullo nel Frignano Mo); Cattolica (Fc); Ottaviano (Na). Una raccolta firme per chiedere l’indizione di un referendum comunale consultivo «ai sensi dell’art. 46 dello statuto del Comune di Udine», che sollecita l’istituzione del registro per le dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario, si è tenuto a Udine. Petizioni per votare in consiglio comunale il registro sono arrivate a Gorizia e Forlì, ecc.
L’operazione è stata pensata, lanciata e supportata dalle tante associazioni legate in modo più o meno stretto al mondo Radicale Associazione Coscioni, Certi Diritti, Rete Laica, Libera Uscita, ecc. – ma ha poi trovato un motore di ben altra portata in alcuni partiti politici, il Partito Democratico in testa. Che là dove è al potere sembra obsédé dall’esigenza di introdurre tali e utilissime iniziative. Secondo Andrea Leoni, consigliere regionale in Emilia per il Pdl, eletto nella provincia di Modena, e che si è speso nei mesi scorsi per denunciare questa fenomeno, «tutto avviene sempre in maniera un po’ surrettizia: non parte in genere dalla giunta, ma dal consiglio comunale, magari da un singolo esponente: poi però queste cose vengono votate e trovano una maggioranza, invariabilmente di centro-sinistra».
Maggioranza in cui sono presenti, nelle file del Pd, non pochi esponenti della tradizione cattolica democratica: «Prima delle ultime elezioni, le forze più di sinistra hanno fatto spesso inserire nei programmi elettorali dei candidati sindaci tutta una serie di proposte sulle coppie di fatto, sui registri del testamento ecc. Da parte degli esponenti cattolici del Pd non sono venuti segnali di smarcamento. Anzi, nella mia esperienza politica, in un territorio come quello emiliano dove certe iniziative sono ormai all’ordine del giorno, in dieci anni ricordo solo un paio di occasioni in cui cattolici di sinistra hanno preso le distanze dalla maggioranza o dalle posizioni del Pd su queste tematiche».
Una situazione non molto diversa da quella della Toscana, come dice Marcello Masotti, presidente di Scienza &Vita Firenze. Anche lì, ovviamente, è stato aperto il simbolico «registro». «A febbraio abbiamo fatto un convegno per ricordare le realtà religiose che hanno operato in città nella cura dei malati e nell’accompagnamento alla morte. Realtà che hanno sempre svolto un ruolo di grande importanza anche civile, riconosciuto da tutti. Oggi piuttosto che approfondire questo tipo di approccio, inerente anche allo sviluppo delle cure pagliative, le forze di sinistra rincorrono le peggiori iniziative di taglio individualista e libertario».
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