I radicali vanno a congresso e sognano un “Comitato di liberazione dalla partitocrazia”: Pd e Pdl da buttar via per aprire davvero la politica ai cittadini.
Il titolo del vostro congresso è: Dalla resistenza radicale alla riscossa democratica. Cosa si intende?
Il tema è l’alternativa che dobbiamo creare a questo regime. Che non è solo il governo di Berlusconi, ma il regime della partitocrazia. "Democratica" perché l’alternativa si crea a partire dalle maggioranze sociali e di opinione che esistono su tutte le principali proposte radicali, che hanno il solo limite di non essere conosciute in quanto tali: dal testamento biologico all’eutanasia, dall’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti al maggioritario, dalla lotta per una "giustizia giusta" a quella sulle libertà economiche. Per non parlare della nostra lotta per porre i diritti umani al centro della politica internazionale, che ha fatto vivere al nostro Paese le uniche pagine decorose di politica estera: dalla Corte penale internazionale alla moratoria sulla pena di morte. Questo dicono i sondaggi e i referendum, quando si potevano fare.
E quindi?
Nel nome di questi obiettivi e di queste maggioranze abbiamo la follia e la presunzione di dire che questo ceto dirigente, che da 50 anni occupa le istituzioni italiane, se ne deve andare a casa. È una pazzia? Per realizzarlo contiamo anche sulla crescente consapevolezza all’interno del ceto dirigente che ormai ha perso il contatto con la società. Noi siamo qui per avviare una nuova aggregazione.
E il Pd, non vi riguarda la sua crisi e la dialettica interna?
Noi non siamo del Pd. Ci sono nove eletti radicali nel Pd, ma rappresentano una opposizione. In Parlamento ce ne sono tre: il Pd, c’è Di Pietro e ci sono i radicali, che rappresentano l’unica opposizione di alternativa al governo e al regime.
Quindi non vi interessano le vicende di Veltroni e Franceschini?
Chiariamo. Noi ci auguriamo il meglio per il Pd. Dall’inizio, con la candidatura Pannella a segretario, abbiamo cercato di porre il problema delle regole, per un partito davvero democratico e aperto. Ma è stato impossibile. Abbiamo provato anche sulle primarie dei giovani. E ancora oggi non ci sono i risultati ufficiali. Non risparmiamo alcun tentativo perché il Pd sia democratico anche nei fatti. Malo stesso sforzo lo rivolgiamo a tutte le forze politiche con le quali c’è interlocuzione.
Con la crisi del Pd, si sta avviando a conclusione il bipartitismo italiano?
Il bipartitismo italiano è una truffa, è un monopartitismo. Berlusconi e Veltroni hanno gestito assieme l’operazione per loro più importante: eliminare, grazie al potere televisivo e alla legge elettorale, tutto ciò che c’era intorno a loro. Esattamente l’opposto del bipartitismo che vogliono gli italiani, quello dei contenuti, dove conta l’eletto come rappresentante della popolazione. Nel loro bipartitismo conta solo il vertice del partito. Che in un caso è padronale e nell’altro è il risultato della balcanizzazione di poteri, fondazioni, cordate. Ma hanno lo stesso modo di gestire potere. Se governassero democraticamente non potrebbero essere contro, per esempio, il testamento biologico voluto dall’80 per cento degli italiani. Ciò detto, noi facciamo tutte le lotte anche col Pd, con Ignazio Marino, Franceschini. Ma le lotte concrete, sugli obiettivi.
A sinistra del Pd, Sd, Verdi, vendoliani e comunisti tentano di costruire un nuovo soggetto unitario. Come intendono porsi i radicali di fronte a questo nuovo soggetto?
Da tempo li invitiamo tutti ai nostri lavori, e alcuni a volte accettano di confrontarsi con noi su questi obiettivi, vedi il processo del dopo Chianciano, che left t ha seguito. Coi socialisti avevamo fatto la Rosa nel pugno. Ma a noi interessa fare battaglie di libertà e alternativa, non di difesa di piccole baracche. Abbiamo provato a parlare di politica con loro, e ci riproviamo questo weekend, senza discutere contestualmente di liste, simboli etc. Gli accordi senza la politica non si tengono. Ma mi sembra che finora non c’è stato l’interesse necessario.
Quella per la laicità è la più storica delle vostre battaglie. Come giudica l’aggressione del Vaticano di questi tempi?
Finalmente assistiamo a un fenomeno nuovo. Dall’interno del mondo cattolico sta arrivando una reazione esplicita, e presto spero organizzata, alla guida fondamentalista di chi sta al Vaticano. In tanti ormai propongono una nuova stagione conciliare. Vorrei ricordare che nei giorni del conclave Pannella chiedeva un "Giovanni XXIV". Questa leadership filo lefebvriana sta davvero producendo uno scisma sommerso. Forse da qui arriverà la scossa.
Quali sono gli obiettivi del Congresso di questo fine settimana?
La cosa più difficile sarà individuare le forme di quello che chiamerei un "comitato di liberazione dalla partitocrazia". Come farlo, e con chi? Sarà un successo se risponderemo a questo grande quesito.