BARNI DIFENDE LA RICERCA (La Nazione)

<b>21 Maggio 2003</b> – SIENA – Mauro Barni, ex nostro sindaco, è in contrasto con il Comitato nazionale di bioetica, di cui è vice presidente. E', invece, vicino al premio Nobel per la letteratura José Saramago, a Rita Levi Montalcini, Umberto Veronesi, Ferdinando Aiuti, ed altri 1300 luminari della scienza e della ricerca italiani. Tutti sono solidali con Luca Coscioni e la sua associazione "per la libertà di ricerca scientifica", insieme nella battaglia per l'utilizzazione delle cellule staminali embrionali per scopi avanzati. Sostengono la possibilità di riprodurre queste cellule sane in individui malati di sclerosi ed altre patologie, aprendo nuove possibilità di cura. Il professor Barni non ha avuto incertezze a schierarsi su una posizione opposta al Comitato di cui è anche presidente in Regione. L'impegno a livello locale è portato avanti da Giulia Simi e dai membri dell'associazione Luca Coscioni. In città possono contare sul sostegno pure di Paolo Neri, Vincenzo De Leo, firmatari dell'appello ai parlamentari che denuncia il "voto con il quale il Senato ha approvato un testo che, se fosse confermato in aula, escluderebbe dalla brevettabilità delle invenzioni biotecnologiche procedimenti e tecniche riguardanti le cellule staminali embrionali umane". Anche quelle ottenute con la tecnica del Tnsa del rapporto Dulbecco.

La storia di Luca Coscioni, già docente di politica economica, ex maratoneta, nel 1995 colpito da sclerosi laterale amiotrofica, è conosciuta. Sono note soprattutto le sue lotte; membro del Comitato di coordinamento dei radicali nelle prime elezioni on line mai tenute al mondo da un partito politico, nell'anno successivo sostenuto da premi Nobel e scienziati del mondo, ha guidato la campagna elettorale per le politiche; è stato leader di campagne contro certi divieti scientifici.
Umani e scientifici, ha spiegato Barni, i motivi che lo hanno convinto a certe scelte.«Tutto si gioca – ha detto – sulla natura riconosciuta a queste cellule: cioè, se devono già essere considerate forme di vita umana».

Ed ha aggiunto «sono contrario alla fecondazione artificiale ma sono, invece, certo delle occasioni di poter utilizzare gli embrioni per il progresso umano». Non è giusto, ha insistito, «che, se non utilizzati per la fecondazione assistita, siano lasciati morire impedendo una grande opportunità scientifica». Barni non ha avuto dubbi a criticare anche la posizione dell'Italia al simposio europeo, quando il nostro Paese «è rimasto isolato rispetto alla vasta comunità scientifica internazionale».

Ed ancora, se la legge in discussione al Parlamento sulla brevettabilità delle invenzioni biotecnologiche fosse approvata, «si impedirebbe al nostro Paese di competere internazionalmente. Verrebbe meno per milioni di cittadini la speranza di cura e guarigione in un futuro che invece sembra avvicinarsi giorno dopo giorno».

<i>di Antonella Leoncini</i>