Può spiegarmi come mai la Chiesa e ora anche la Lega si oppongono alla pillola Ru486? Posso capire l’opposizione all’aborto, ma questo è legalmente ammesso in certi casi, nei quali mi sembra sia doveroso farlo nella maniera migliore possibile. Non credo che la Chiesa si opporrebbe a miglioramenti nello strumentario chirurgico o nelle procedure di anestesia; perché condannare una pratica che, sempre nei casi legalmente ammessi, ridurrebbe il trauma, il rischio di infezioni e, secondariamente, anche i costi?
Fiorenzo Stirpe fiorenzostirpe@libero.it
Dopo almeno 20 anni di utilizzo in Europa, la pillola abortiva in Italia è ancora sul forse sì forse no. Il neopresidente del Piemonte ha deciso di mettere il più possibile i bastoni tra le ruote alla distribuzione. Ma il Piemonte confina a Nord con la Svizzera e a Ovest con la Francia. In Svizzera si va per qualsiasi pratica medica vietata in Italia, eutanasia compresa, in Francia la 486 è in servizio da metà anni 8o, dista appena un’ora d’auto da Torino. Non credo che in tutti questi anni non vi siano state donne piemontesi che hanno fatto ricorso alla sanità francese o a quella svizzera. Oriano Lannuso l.oriano@yahoo.it
Cari lettori, in certe polemiche di ambienti cattolici contro la pillola Ru486 vi è effettivamente, a prima vista, una contraddizione. Come osserva Fiorenzo Stirpe, la pillola presenta, rispetto all’aborto, molti vantaggi. Se anche la Chiesa, sia pure con grande riluttanza, è costretta a convivere con l’aborto, perché tanta accanita opposizione? Temo che la risposta stia nel fatto che la terapia della pillola è per l’appunto più semplice, più accessibile, meno dolorosa. La Chiesa non ama la legge 194, ma sa che prevede percorsi di consultazione e ammonimento su cui è possibile fare leva per ridurne l’applicazione; e pensa che la battaglia contro un intervento chirurgico, potenzialmente doloroso e psicologicamente traumatico, sia più facile di quella che dovrà fare contro l’uso di una semplice pillola. Come ho scritto in altre occasioni, non discuto le posizioni della Chiesa. Le confessioni religiose hanno le loro logiche e hanno il diritto, in uno Stato liberale, di propagandare i loro principi. Discuto invece le posizioni di una classe politica eletta per governare al meglio, pragmaticamente, le esigenze della società contemporanea. La legge sull’aborto è stata approvata dal Parlamento, firmata dal capo dello Stato, ratificata dal voto popolare nel corso di un referendum ed è ormai parte integrante della legislazione italiana. Se il governo ritiene che quella legge sia un errore e vada quindi abolita, lo faccia apertamente, alla luce del sole, assumendosene la responsabilità. Ma la classe politica sa che una tale politica sarebbe impopolare in larghi settori della società, non soltanto femminili, e preferisce lasciarla in vita. Dovrebbe quindi giungere alla conclusione che se l’aborto è legale ogni misura diretta a migliorare la condizione del paziente è auspicabile. Ma la Chiesa si oppone e la classe politica non vuole perderne i favori. Ecco quindi che i politici si prestano ad assecondare gli obiettivi della Chiesa costellando la strada della Ru486 di rinvii, impedimenti burocratici, difficoltà amministrative e precauzioni sanitarie di cui altri Paese, a quanto pare, fanno a meno. E fanno in tal modo due errori politici. In primo luogo mettono le loro funzioni e responsabilità al servizio di un’altra istituzione. In un secondo luogo, come osserva Oriano Lannuso, favoriscono le donne che possono permettersi di attraversare la frontiera a danno di quelle che non possono farlo.
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