Malato di sclerosi multipla originario di Massa, ottenne il suicidio assistito.
Il 28 aprile partirà a Genova il processo di secondo grado a Marco Cappato e a Mina Welby, che si autodenunciarono per l’aiuto fornito a raggiungere la Svizzera: rischiano fino a 12 anni di carcere.
Il 13 aprile del 2017 Davide Trentini, di Massa, malato di sclerosi multipla dal 1993, decise di metter fine alle sue insopportabili sofferenze presso una clinica Svizzera, dove ricorse al suicidio assistito. Davide aveva 53 anni e la sua vita, segnata da una salute progressivamente sempre più deficitaria, era diventata un calvario. Per questo ha contattato Marco Cappato e poi Mina Welby, rispettivamente Tesoriere e Co-Presidente dell’Associazione Luca Coscioni, per conoscere le modalità e infine accedere alla morte volontaria in Svizzera.
Nei giorni a seguire i due attivisti dell’Associazione Luca Coscioni si autodenunciano per affermare il diritto fondamentale delle persone nelle condizioni di Trentini ad ottenere l’aiuto a morire e per denunciare l’inerzia del Parlamento. Successivamente, la stessa Corte Costituzionale nel caso del “processo Cappato” ha a due riprese sollecitato il Parlamento italiano chiedendo una legge sul tema.
Cappato e Mina Welby sono imputati per aver aiutato Davide Trentini a raggiungere la Svizzera e ottenere il suicidio assistito, dunque per il reato di cui all’articolo 580 del codice penale in concorso fra loro, (istigazione o aiuto al suicidio).
Dopo una prima assoluzione ottenuta nel luglio 2020 presso il Tribunale di Massa, il processo proseguirà ora presso la Corte d’Appello di Genova, in conseguenza al ricorso in appello alla sentenza presentato da parte del Pubblico ministero, il quale in occasione del processo la condanna degli imputati. La prima udienza si terrà il 28 aprile alle ore 9.30.
“Marco Cappato e Mina Welby rischiano il carcere a causa dell’inerzia di un Parlamento sordo ai richiami della Corte Costituzionale, che finora ha scelto di non avviare un dibattito sul tema, mentre migliaia di persone in Italia sono costrette a subire condizioni di sofferenza estrema.
Chi può permetterselo riesce ad affrontare un viaggio terribile e andare in Svizzera. Tra le tante persone alle quali è impedita la libertà di scelta ci sono sia coloro che sono nelle condizioni nelle quali era Davide Trentini, sia coloro che versano nelle condizioni di Mario, il primo italiano ad aver fatto ricorso contro un ASL dopo il diniego ricevuto per l’accesso al suicidio assistito, nonostante tale diritto sia stato riconosciuto dalla Consulta.
I partiti tutti portano la responsabilità della scelta del Parlamento di voltare la testa dall’altra parte e non fare nulla. Non hanno infatti fornito alcuna risposto né ai giudici della Corte costituzionale né agli oltre 140.000 cittadini che hanno chiesto attraverso una legge di iniziativa popolare la legalizzazione dell’eutanasia.
L’inerzia dei partiti e del Parlamento produce sofferenza e attenta a libertà fondamentali, in violazione della Costituzione – dichiara l’Avvocato Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, coordinatrice del collegio difensivo di Welby e Cappato.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.