Paola (89 anni) ha ottenuto la morte volontaria assistita in Svizzera con l’aiuto di Maltese e Fiume

Domani Fiume e Maltese si autodenunceranno alle ore 11.45  a Bologna, presso la stazione dei Carabinieri di Via Vascelli 2. Rischiano da 5 a 12 anni di carcere. 

Con loro anche il responsabile legale dell’organizzazione Soccorso Civile, Marco Cappato, oltre all’avv. Filomena Gallo, Segretario dell’Ass. Luca Coscioni

Paola non era tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, pertanto esclusa dalla possibilità di accedere al suicidio assistito in Italia poiché priva di uno dei requisiti della sentenza Cappato della Consulta 

I motivi della disobbedienza di Virginia Fiume (VIDEO) e Felicetta Maltese  (VIDEO

8 febbraio 2023 – Ha ottenuto in Svizzera ciò a cui avrebbe voluto poter accedere nella sua casa a Bologna: l’aiuto medico a terminare una sofferenza ormai divenuta insopportabile a causa di una malattia irreversibile, il morbo di Parkinson, che le impediva quasi completamente di muoversi e anche di parlare. Paola R., di 89 anni, dopo aver contattato Marco Cappato tramite il Numero Bianco dell’Associazione Luca Coscioni, era stata accompagnata, con un’azione di disobbedienza civile, lunedì in Svizzera da Felicetta Maltese, 71 anni, attivista della campagna Eutanasia Legale, e Virginia Fiume, 39 anni, co-presidente del movimento paneuropeo di cittadini EUmans, entrambe iscritte all’organizzazione Soccorso Civile, fondata da Marco  Cappato, Mina Welby e Gustavo FraticelliI, che fornisce alle persone che hanno bisogno di accedere informazioni, e in alcuni casi assistenza logistica e finanziaria, per ottenere aiuto medico alla morte volontaria fino a quando in Italia non vi sarà una legge che rispetti per i malati che ne facciano richiesta tutte le scelte di fine vita.

Dopo le visite di verifica delle sue condizioni, in occasione delle quali ha confermato la sua volontà, Paola si è auto somministrata la dose di farmaco eutanasico.

Le motivazioni della signora Paola: “Tale decisione è maturata nel tempo. Dal 2012 un inizio di malessere chiaramente diagnosticato nel 2015. Un graduale e lento decorso verso la totale immobilità.  Ora sono vigile in un corpo diventato gabbia senza spazio né speranza. Anzi stringe, ora dopo ora, inesorabile la morsa. La diagnosi è un parkinsonismo irreversibile e feroce — TAUPATIA — arrivata oggi ad uno stadio che non mi consente più di vivere. Non sono autonoma in nulla, tranne che nel pensiero”.

Paola ha dovuta recarsi all’estero in quanto non poteva accedere “all’aiuto al suicidio” in Italia perché, come già accaduto a Massimiliano, Romano (parkinsonismo) e Elena Altamira (paziente oncologica), non era in possesso di uno dei requisiti previsti dalla sentenza della Consulta 242/2019 relativa al caso Cappato-Antoniani, ovvero non era “tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale”. Nel nostro Paese, proprio grazie alla disobbedienza civile di Cappato per l’aiuto fornito a Fabiano Antoniani e quindi grazie alla sentenza 242/19 della Corte costituzionale l’“aiuto al  suicidio” è possibile legalmente quando la persona malata che ne fa richiesta è affetta da una patologia irreversibile, fonte di  sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e – appunto – è tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. Tali condizioni e le modalità devono essere state verificate dal SSN, come accaduto nel caso di Federico Carboni, il quale lo scorso giugno ha potuto accedere al “suicidio assistito” senza che l’aiuto fornito configurasse reato.

Domattina, appena rientrate in Italia, Maltese e Fiume si recheranno presso la caserma dei Carabinieri Sezione Polizia Giudiziaria di Via Vascelli, 2, a Bologna alle ore 11.45, accompagnate dall’avv. Filomena Gallo, Segretario dell’Ass. Luca Coscioni. Anche Marco Cappato, che non ha direttamente accompagnato la signora Paola, si autodenuncerá in veste di legale rappresentante dell’associazione Soccorso Civile che ha organizzato e finanziato il viaggio verso la Svizzera, della quale fanno ora parte 17 disobbedienti civili e che ha provveduto all’organizzazione del trasferimento in Svizzera.

Ogni minuto passato con la signora Paola è stato un inno alla vita e alla libertà, del corpo e della mente. Accompagnarla in questo viaggio e scegliere di autodenunciarci significa mettere a disposizione la nostra energia e il nostro corpo e la nostra libertà per aiutare persone che non possono farlo da sole e proteggere un diritto umano fondamentale ma soprattutto per essere strumento e parte di una lotta piú grande frutto del coraggio di persone come Piergiorgio Welby e DJ Fabo che hanno messo la loro sofferenza, il loro amore per la vita e la loro determinazione a disposizione dell’Italia, non per se stessi ma per ottenere leggi e diritti per chiunque. Ci auguriamo che i nostri Parlamentari abbiano compassione anche loro. Basterebbe anche solo un viaggio in Svizzera con una di queste persone per capire quanto sia ingiusto privare gli individui della loro libertà e condannarli a essere prigionieri involontari di un corpo che offre una superficie ancora piú stretta di una prigione“, hanno dichiarato  Virginia Fiume, che per l’Associazione Luca Coscioni ha coordinato la raccolta firme per il Referendum Eutanasia Legale in Sicilia e Felicetta Maltese, che già a dicembre scorso aveva compiuto un’altra disobbedienza civile seguita da autodenuncia a Firenze per aver accompagnato Massimiliano in Svizzera.

Paola è stata costretta a ricorrere al suicidio assistito all’estero perché, non essendo ancora nella condizione di dipendere da sostegni vitali da poter rifiutare o sospendere, non poteva accedere a questa pratica in Italia. Una discriminazione tra malati scaturita dalla decisione con cui la Corte costituzionale nel 2019 ha depenalizzato l’aiuto al suicidio solo per malati in determinate condizioni”, ha dichiarato Filomena Gallo, avvocato e segretaria dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, difensore di Marco Cappato  e coordinatrice del collegio legale di studio e difesa,  “La stessa Corte ha più volte sollecitato il Parlamento ad emanare una legge che, senza discriminazioni, rispetti le scelte di fine vita delle persone malate. Siamo nel 2023 e a parte un tentativo nella scorsa legislatura, peraltro con un testo di legge inadeguato, il Parlamento non solo non legifera, ma non discute nemmeno per un minuto il tema, continuando di fatto ad ignorare le tante richieste di cittadini che vogliono essere libere di scegliere il proprio fine vita. A seguito delle nuove disobbedienze civili, saranno ancora una volta i tribunali ad intervenire sui singoli casi e ancora una volta dinanzi alla mancanza di volontà politica nell’emanare una legge adeguata, sarà la giurisprudenza a tutelare i diritti delle persone”.