Cannabis terapeutica: regione consenta accesso ai farmaci. Lo chiede un progetto di legge applicativo delle norme esistenti, presentato questa mattina in Lombardia e nel Lazio. Al via una campagna nazionale sul tema.

Numerosi derivati naturali o di sintesi della cannabis hanno proprietà terapeutiche riconosciute per diverse patologie tanto da risultare inseriti, fin dal 2007, nella tabella ministeriale che ne consente la prescrizione con ricetta medica.

Tuttavia, nella pratica quotidiana, l’assenza di protocolli attuativi regionali rende di fatto quasi impossibile, e in ogni caso molto costoso (dai 200 ai 500 euro al mese) per i pazienti, accedere a tali farmaci.

E’ proprio a questo vuoto normativo che vuole rispondere il progetto di legge scritto in collaborazione con le associazioni Pic, Luca Coscioni e Cannabis terapeutica, depositato in Regione Lombardia dal Gruppo di Sinistra Ecologia Libertà e in Regione Lazio da quelli dei Radicali e di Sel e presentato oggi con due iniziative contemporanee che hanno voluto segnare l’avvio di una campagna nazionale sul tema.

A Milano, a illustrare i contenuti del pdl c’erano la capogruppo di Sel in Consiglio Chiara Cremonesi, Marco Cappato dei Radicali e segretario della Luca Coscioni, Alessandra Viazzi dell’associazione Pic, Pazienti Impazienti Cannabis con una delegazione di malati, Giampaolo Grassi dell’associazione Cannabis Terapeutica e Mauro Castiglioni della Società italiana farmacisti preparatori.

Qui – ha spiegato la consigliera di Sel Chiara Cremonesi – siamo nel campo della libertà di cura. Se questi farmaci sono utili per tutta una serie di malattie e non solo oncologiche o neurologiche, ma per esempio anche in caso di glaucoma o artrite, impedire ai malati di utilizzarli significa ledere il loro diritto alla salute. Tanto più che le leggi nazionali ne consentono la prescrizione e che già nel 2002 il Consiglio regionale aveva approvato trasversalmente una mozione per chiedere la regolamentazione dell’uso medico della canapa indiana. Con questo progetto di legge vogliamo fare in modo che in Lombardia il percorso terapeutico con i derivati naturali o di sintesi della cannabis sia garantito a tutti i pazienti che ne hanno bisogno, anche attraverso una necessaria campagna di informazione rivolta ai medici. Siamo all’inizio del percorso, vogliamo ora coinvolgere anche gli altri gruppi consiliari e portare in discussione il provvedimento in tempi ragionevoli”.

E’ solo l’ottusità ideologica – ha aggiunto il radicale Marco Cappato – che unisce e confonde due questioni distinte: comunque la si pensi in tema di politica sulle droghe, è allucinante impedire a malati di cancro, di sclerosi o di glaucoma l’accesso a farmaci di provata efficacia. Esistono, i medici potrebbero prescriverli, ma costi elevati, tempi lunghissimi e molta confusione ne rendono impraticabile l’utilizzo generalizzato, riducendo i derivati della cannabis a una sorta di medicina di classe, a disposizione solo di chi può permettersela. Questo pdl ha il merito di fare finalmente chiarezza e di facilitare un percorso già previsto per legge”.

Chiediamo di poterci curare – ha detto Alessandra Viazzi di Pazienti Impazienti Cannabis – e di vedere finalmente riconosciuto un diritto costituzionalmente sancito. Dopo l’inserimento di questi farmaci nella tabella ministeriale ottenuto nel 2007 grazie alle nostre pressioni, questo progetto di legge, che ha un grande valore proprio perché scritto in collaborazione con i pazienti, rappresenta un ulteriore passo in avanti. E da qui partiamo per sollecitare anche le altre Regioni nella stessa direzione”.

Il paradosso – ha spiegato Giampaolo Grassi dell’Act – è che bisogna sottostare a impedimenti che la legge non prevede. Occorre allora innanzitutto definire un percorso e attivare la rete dei medici. Ed è quello che il progetto di legge si propone di fare. Non guardiamo alla luna, né siamo fuori dalla realtà: chiediamo ciò che in molti paesi sia europei, a partire dalla Germania, che nel resto del mondo è già un dato di fatto”.

Per quanto ci riguarda – ha dichiarato infine Mauro Castiglioni a nome dei farmacisti preparatori del Sifap – diamo tutta la più ampia disponibilità nei confronti dei medici, che spesso non sono sufficientemente informati per tali prescrizioni. Questi preparati hanno proprietà terapeutiche dimostrate. Il problema è che si parla di cannabis. Parlassimo di arnica montana non ci sarebbero ostacoli”.

Milano, 18 novembre 2010

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