In Veneto la PDL regionale “Liberi subito” supera le 2500 firme

Oggi Marco Cappato è a Venezia e a Padova: “il Veneto sia da apripista a livello nazionale”

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Ad un mese dall’avvio della raccolta firme per la proposte di legge regionale sul “suicidio assistito”, Marco Cappato ha fatto tappa oggi in Veneto partecipando a due appuntamenti, prima a Venezia e poi Padova, in cui è stato fatto il punto sulla campagna Liberi Subito, mirata alla regolamentazione dell’aiuto medico alla morte volontaria.

Il Veneto è la prima regione d’Italia ad essere partita con raccolta firme funzionale al deposito di una normativa di attuazione (su procedure e tempi) per accedere ad una morte volontaria attraverso l’auto somministrazione del farmaco.

Le firme necessarie da consegnare al Consiglio della Regione Veneto sono 7mila, di residenti veneti, da raccogliere in 6 mesi, ne sono già state raccolte 2.500 in circa 30 giorni.

“In pochi conoscono i propri diritti sul fine vita. Non solo a proposito di testamento biologico, ancor meno persone sanno che a determinate condizioni l’Italia ha conquistato la possibilità di consentire legalmente l’accesso alla morte volontaria assistitaha dichiarato Marco Cappato a Venezia nel corso di un intervento aperto alla stampa presso un gazebo.

“Il Servizio sanitario non è attrezzato strutturalmente nel garantire questo diritto e nel portare a termine in tempi certi tutte le procedure necessarie. Basti pensare a Federico Carboni, il primo italiano a compiere questa scelta, dopo oltre due anni di battaglie legali e azioni contro l’azienda sanitaria locale che ostacolava l’intero iter. La proposta di legge che vogliamo depositare in tutte le regioni fissa a un massimo di 20 giorni la durata delle procedure e verifiche che l’azienda sanitaria locale dovrà compiere nei confronti della persona richiedente. Occorrono regole vincolanti e certezza del diritto” ha continuato Cappato.

“Il Veneto del Presidente Zaia – al quale diamo atto del sostegno alla causa- su questo tema è apripista a livello nazionale: è la prima regione dove abbiamo avviato la raccolta firme ed è stata regione virtuosa nel caso di Stefano Gheller, che a differenza di Carboni ha impiegato tre mesi a ricevere il semaforo verde da parte delle istituzioni. Ora, noi speriamo che Stefano continui a voler vivere e a battersi insieme a noi, ma è già libero di decidere se e quando esercitare il suo diritto” ha, quindi, proseguito.

“Sono fiducioso – conclude Cappato – che la raccolta delle 7.000 firme necessarie al deposito della proposta di legge finirà ben prima dei sei mesi previsti per legge, dato che i nostri straordinari volontari, che ringrazio, ne hanno già raccolte oltre 2500 in un solo mese.

Tra queste firme oggi al banchetto abbiamo raccolto anche le sottoscrizioni dei famigliari di Elena Altamira, la signora costretta a esiliare in Svizzera perché – a differenza di Gheller e Carboni – non era in possesso di un requisito per noi discriminatorio, ovvero non dipendeva da trattamenti di sostegno vitale.

Le condizioni previste dalla sentenza numero 242 del 2019 della Corte Costituzionale per accedere al suicidio medicalmente assistito – che ha valore di legge e attualmente regolamenta il tema nel nostro paese – al termine del processo Cappato/Antoniani sono quattro: 1) essere affetto da patologia irreversibile 2) che produca sofferenze fisiche o psicologiche che la persona reputa intollerabili 3) la capacità di prendere decisioni libere e consapevoli, ed 4) essere tenuti in vita da  trattamenti di sostegno vitale.

Tali condizioni della persona malata insieme alle modalità per procedere al suicidio medialmente assistito devono essere verificate dal SSN previo parere del comitato etico competente. Nella proposta di legge vengono definiti tempi e procedure certi per la verifica delle condizioni e delle modalità per l’accesso al percorso di suicidio medicalmente assistito”.