Chiediamo al Parlamento una legge in grado di evitare discriminazioni tra malati nell’accesso al suicidio medicalmente assistito.
La Corte Costituzionale si è espressa sull’aiuto fornito da Marco Cappato a Dj Fabo. Il giudizio riguardava un caso specifico, quello di Fabiano, rimasto cieco e tetraplegico a seguito di un incidente e dipendente da una ventilazione artificiale. “Lo stesso diritto, però, – ha detto Filomena Gallo questa mattina al seminario giuridico organizzato dall’Associazione Luca Coscioni alla Camera dei Deputati – deve essere riconosciuto, come sostenuto dal parere di maggioranza del Comitato Nazionale di Bioetica, anche ai malati che non sono dipendenti di un macchinario, ma che possono trovarsi in condizioni di non inferiore sofferenza e irreversibilità della malattia, come ad esempio le persone malate di tumore”. Da questo punto di vista, un passaggio fondamentale per fare chiarezza su questa discriminazione sarà il processo in corso a Massa nei confronti di Marco Cappato e Mina Welby per l’aiuto al suicidio assistito in Svizzera offerto a Davide Trentini, malato di sclerosi multipla e, a differenza di Fabiano, non dipendente da terapie salvavita.
I 13 anni di percorso dalla vicenda Welby ad oggi rappresentano sicuramente una storia positiva.
Abbiamo visto l’approvazione della legge 219/2017 sulle Disposizioni anticipate di trattamento, la recente firma del decreto per il Registro Nazionale dei testamenti biologici e la sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato/Dj Fabo. Quest’ultima in particolare, a detta del dott. Mario Riccio, “rappresenta una rivoluzione per i sanitari poiché afferma che il medico, in alcune condizioni, può favorire la morte del paziente, cosa che confligge con l’attuale codice deontologico e sta creando forte dibattito all’interno della classe medica”.
Risvolti positivi, sembra, anche per il Parlamento.
L’on. Giorgio Trizzino (M5S), moderatore insieme a Filomena Gallo del seminario giuridico di questa mattina e relatore delle proposte sul fine vita a Montecitorio, ha annunciato la ripresa del lavoro parlamentare alla luce della sentenza Cappato. “Siamo già a lavoro per un testo condiviso, che potrebbe essere già pronto entro giugno”, ha detto. “Quando parliamo di fine vita, parliamo di una materia incandescente e il Parlamento non era maturo in quel momento per esprimere una propria posizione”, ha detto riferendosi all’interruzione dei lavori avvenuta in estate a seguito del mancato accordo tra Cinque stelle e Lega. Si ripartirà, ha spiegato Trizzino all’Ansa, “dal comitato ristretto, con una serie di audizioni, sei o sette non di più, che si aggiungono alle tante già fatte. Le nuove audizioni terranno conto delle novità introdotte dalla Corte Costituzionale in merito al caso di Dj Fabo e coinvolgeremo anche il presidente della Federazione degli Ordini dei Medici, perché si tratta anche di modificare il codice deontologico dei medici. Non toccheremo comunque – specifica – la legge 219 sulle Disposizioni anticipate di trattamento e speriamo di avere il sostegno più ampio possibile da parte delle forze politiche”.
“Un intervento del legislatore è ora inevitabile“
A dirlo al seminario è stato il Presidente del Comitato Nazionale di Bioetica, il professor Lorenzo d’Avack. Una decisione da parte del Parlamento, ha sottolineato, “sarà necessaria in quanto precisamente richiesto dalla sentenza della Consulta”. “Tale legge dovrà regolare diversi aspetti, come ad esempio l’obiezione di coscienza da parte dei medici e che cosa si intenda per trattamenti di sostegno alla vita”. A ogni modo, conclude D’Avack rispondendo in qualche modo ai parlamentari in sala, “non vedo una realizzazione immediata del provvedimento legislativo e credo che il cammino sarà più complicato di quanto non si possa ritenere”.