La lontanza degli italiani dalla dottrina della Chiesa

Recenti inchieste documentano come nel nostro Paese vi sia una una sempre più accentuata spaccatura fra insegnamenti della Chiesa e vita concreta dei cattolici, che in molti casi (anche a proposito dell’eutanasia) manifestano idee differenti dalla dottrina ufficiale.

In questa intervista, apparsa sulle pagine culturali del quotidiano La Stampa e su Vatican Insider mi soffermo su taluni aspetti di questo tema.

Secolarizzazione e «privatizzazione» della religione, che «sempre meno determina le decisioni pubbliche». Ma anche nuove forme di spiritualità oltre «allo “scisma sommerso” tra dottrina ufficiale della Chiesa e vita concreta dei fedeli», in particolare su temi bioetici come l’eutanasia. Sono cause ed effetti dell’allontanamento dal cattolicesimo individuati dal filosofo Giovanni Fornero.

Professore, Lei ha studiato i fenomeni dell’ateismo: ha la percezione che gli italiani siano sempre più «gente di poca fede»?

«Per non fare indebite confusioni, è bene distinguere fra diminuzione della partecipazione religiosa e calo del sentimento religioso. Sul primo punto, come documenta Garelli nel suo libro, non ci sono dubbi. Sul secondo aspetto la situazione è più complessa».

Ci spiega?

«Accanto all’aumentato numero di agnostici e atei persistono consistenti forme di religiosità che però – questa è la novità e il portato della società pluralistica in cui viviamo – non si identificano più esclusivamente con la religione e la spiritualità cattolica».

Quali ripercussioni ha sulla società l’arretramento della pratica religiosa?

«Ritengo che sia l’effetto – e al tempo stesso la causa – di una sempre più accentuata secolarizzazione del nostro Paese, che si accompagna sia a una perdita della centralità della Chiesa nella vita di tutti i giorni, sia a una generale “privatizzazione” della religione, che sembra sempre più incapace di influire sulle grandi decisioni pubbliche e legislative».

Lei ha pubblicato da poco il saggio Indisponibilità e disponibilità della vita. Una difesa filosofico giuridica del suicidio assistito e dell’eutanasia volontaria (Utet, pp. 812, Milano 2020). La bioetica continua a infiammare gli animi tra credenti e non credenti: intravede una possibile sintesi costruttiva all’orizzonte?

«Più che sintesi dottrinali in atto per il momento osservo, soprattutto a proposito dei problemi del fine vita, una sempre più accentuata estensione del cosiddetto “scisma sommerso”, cioè del divario tra dottrina ufficiale della Chiesa e vita concreta dei fedeli». Ci fa un esempio? «Lo attesta il fatto, su cui ritengo importante riflettere, che se da un lato gli italiani si dichiarano in maggioranza cattolici dall’altro – statistiche alla mano – si manifestano in maggioranza favorevoli all’eutanasia volontaria». D. A. JR