Intervista a Eugenia Roccella: “No a scorciatoie, studi sulle staminali”

Il Giornale
Francesca Angeli

Roma- Sì alla sperimentazione clinica del metodo Stamina ma come un farmaco e dunque gestita e coordinata dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e dall’ Istituto Superiore di sanità (Iss). La Commissione Affari sociali della Camera modifica con un emendamento il decreto Balduzzi approvato dal Senato un mese fa, che invece considerava le terapie a base di staminali come trapianti prevedendo quindi protocolli di sperimentazione diversi, sicuramente meno stringenti, coordinati dal Centro nazionale trapianti. Domani il decreto modificato sarà in aula e per lunedì è previsto il voto finale a Montecitorio. Il provvedimento dovrà tornare al Senato. L’obbiettivo del Parlamento è approvarlo prima che scada il 25 maggio. La vicepresidente della Commissione Affari sociali, Eugenia Roccella (Pdl) ritiene che la commissione abbia percorso l’unica strada possibile.

Perché era necessario modificare il decreto? «Abbiamo cercato di rispondere sia alla richiesta di maggiore rigore avanzata dalla comunitàscientifica, che aveva bollato il decreto come un gesto irresponsabile sia alla richiesta di speranza che arriva dai malati e dai loro familiari. Una risposta concreta alle famiglie non è mancata, perché l’emendamento prevede uno stanziamento di 3 milioni di euro per questa sperimentazione in tempi di grandissime ristrettezze economiche. È un segnale chiaro per i pazienti e le loro famiglie: non sono soli, lo Stato non li abbandona. Voglio aggiungere che il Senato aveva lavorato con grande senso di responsabilità ma la nostra è una commissione di merito che aveva il dovere di approfondire e rivedere le norme alla luce dei pareri scientifici».

Che cosa cambia rispetto a quanto stabilito dal decreto Balduzzi? «La classificazione del metodo Stamina da trapianto a farmaco. Quindi scatteranno protocolli diversi anche se nell’emendamento è stato previsto che la sperimentazione clinica possa essere condotta in deroga alle normativa vigente. Abbiamo però alzato il livello di sicurezza e garanzia per i pazienti, perché i medicinali dovranno essere preparati in conformità alle linee guida mentre nel caso dei trapianti si seguono altre procedure».

Ci sono pazienti che hanno iniziato i trattamenti in seguito ad ordinanze della magistratura, altri aspettano. Che cosa succederà? «Questo è un punto molto importante perché va chiarito che il Parlamento può legiferare in mille modi diversi, ma se il magistrato interviene ordinando di somministrare una cura noi siamo impotenti. Vorrei che gli scienziati rivolgessero un appello ai magistrati che intervengono in un campo non di loro competenza. E su questo punto veramente si gioca il futuro del servizio sanitario nazionale che non può funzionare”on demand”, fornendo qualsiasi terapia venga richiesta, anche quelle non convenzionali e non sperimentate. Attenzione perché occorre considerare che perseguire vie incerte si rischia di togliere fondi dove invece si applicano terapie dai risultati certi».

E il metodo Stamina che garanzie offre? «Non lo sappiamo ancora. Con sperimentazione coordinata dall’Aifa si farà finalmente luce su un metodo che fino ad ora non ha seguito le vie ufficiali e presenta molti punti oscuri. E soprattutto si ritorna in Europa. Non dimentichiamo che le regole richiamate nell’emendamento ce le impone una direttiva europea che abbiamo recepito e dobbiamo rispettare».