“Abbiamo creato cellule umane con il metodo della pecora Dolly”. La svolta degli scienziati Usa

La Repubblica
Alberto Flores D’Arcais

NEW YORK—Il sogno della clonazione terapeutica inizia a diventare realtà. Un gruppo di scienziati dell’Oregon è riuscito a riprogrammare cellule della pelle umana, trasformandole in staminali embrionali, capaci di trasformarsi in ogni altro tipo di cellule dell’organismo. Lo ha annunciato con uno studio pubblicato sulla rivista Cell il biologo Shoukrat Mitalipov, che guida l’equipe di ricercatori dell’Oregon Health &Science University e dell’Oregon National Primate Research Center. Sono passati diciassette anni da quando venne donata la pecora Dolly, anni di ricerche e di polemiche, che con l’annuncio di ieri sono destinate a rinfocolarsi. La tecnica usata dagli scienziati dell’Oregon è una variazione del metodo (già usato proprio nella clonazionedi Dolly) noto come «trasferimento nucleare di cellule somatiche», che consiste nel trasferire il nucleo di una cellula in una cellula uovo non fecondata, dopo aver eliminato o reso inattivo il nucleo preesistente. La cellula uovo non fecondata è in grado di svilupparsi e produrre staminali. Una volta trasferita, la cellula adulta inizia a ricevere dall’ambiente interno all’ovocita una serie di segnali che la inducono a trasformarsi e a tornare progressivamente indietro nello sviluppo, fino a diventare una cellula indifferenziata come una cellula embrionale, e come questa in grado di svilupparsi in qualsiasi tipo di tessuto. «C’è ancora molto da fare per sviluppare trattamenti con staminali sicuri ed efficaci, ma crediamo che questo sia un significativo passo avanti nello sviluppo di cellule che potranno essere usate per la medicina rigenerativa», ha dichiarato Mitalipov. Potrebbero essere usate per malatti e che vanno dalla sclerosi multipla al Parkinson, fino alle cardiopatie e alle lesioni spinali. Con questa tecnica, secondo i ricercatori dell’Oregon si potrebbe «bypassare l’uso degli embrioni, con tutti i problemi etici che questo comporta». Un esame approfondito delle cellule staminali ottenute con questa tecnica «ha dimostrato la loro abilità nel trasformarsi (proprio come le normali staminali embrionali) in diversi tipi cellulari: incluse cellule nervose, epatiche e cardiache. Inoltre con questa tecnica, dal momento che le cellule si possono creare a partire da materiale dello stesso paziente da trattare, «non c’è il rischio di rigetto», spiega ancora Mitalipov. Negli anni passati le ricerche che prevedono la clonazione terapeutica, hanno suscitato molti timori (medici ed etici), il principale che venissero creati veri e propri cloni umani, un rischio che secondo gli scienziati dell’Oregon non c’è, perché dopo «inni di studi sulle scimmie non si è mai arrivati a una scimmia”fotocopia”, e del resto questo non è mai stato lo scopo della nostra ricerca». Inoltre, dicono ancora, gli studi e le ricerche fatte in questi anni hanno «evidenziato una fragilità delle cellule umane, che pone dunque un ostacolo significativo allo sviluppo di doni umani». Per sgombrare il campo da equivoci e nuove polemiche Mitalipov ha precisato che «la nostra ricerca è diretta unicamente alla creazione di staminali per l’uso in futuri trattamenti mirati a combattere determinate malattie». Se il trasferimento nucleare spesso porta a un dibattito pubblico sull’eticità della donazione umana «questo non è il nostro obiettivo, né crediamo che le nostre scoperte possano essere usate da altri per andare avanti verso la clonazione riproduttiva umana». Dopo numerosi tentativi fatti negli anni immediatamente successivi alla nascita di Dolly, la strada della riprogrammazione delle cellule per trasferimento nucleare era stata abbandonata a favore della tecnica introdotta nel 2006 dal giapponese Shinya Yamanaka e basata sulla stimolazione delle cellule per mezzo di un cocktail di quattro geni. Diversi scienziati, in ogni parte del mondo (da Dolly in poi) si erano dedicati a questi studi. Non mancano episodi clamorosi, come quello del professore coreano Woo Suk Hwangsia, due successivi studi — presentati alla comunità scientifica nel 2004 e 2005—che si rivelarono due falsi. L’esperimento dell’Oregon sarebbe il primo a dimostrare la validità di questa tecnica. Aprendo uno scenario importante sulla possibilità di future terapie.