I primi due riguardano il diritto del malato all’informazione e al ‘consenso informato”. Il terzo afferma che il medico deve rispettare la volontà espressa nel testamento biologico, qualora il paziente non sia in grado di esprimersi. Quarto punto: con uno scritto olografo o con un atto pubblico ciascuno può esprimere la volontà di essere, o non essere, “sottoposto ad alcun trattamento in caso di malattia o lesione traumatica cerebrale irreversibile o invalidante o in caso di malattia che costringa a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione”.
Infine, si parla della designazione di un fiduciario che verifichi il rispetto della volontà del paziente, e si attribuisce, in caso di contrasto, la soluzione del conflitto al Comitato etico della Asl competente. Per Veronesi, promotore dell’iniziativa, il testamento biologico è “atto di civiltà che va nella direzione delle libertà individuali”. Per l’avvocato Maurizio De Tilla già il primo annuncio del progetto “ha suscitato oltre mille risposte di persone interessate, che da settembre potranno adottare la dichiarazione”.
Si prevede anche un registro delle adesioni, in modo che in mancanza di indicazioni dirette i medici possano conoscere la volontà del paziente. All’incontro erano presenti rappresentanti delle confessioni ebraica, buddista, islamica e monsignor Marcelo Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia per le Scienze. Sorondo si è detto contrario a ogni accanimento terapeutico, ma ha precisato come nel caso, ad esempio, di pazienti in stato neurovegetativo mantenuti in vita con alimentazione e idratazione artificiale, la posizione della Chiesa sia comunque per la prosecuzione di quella assistenza al malato, che non configuri tale accanimento. In effetti, i disegno pone alcuni punti delicati.
I “trattamenti permanenti con sistemi artificiali” che permetterebbero la rinuncia a ogni terapia, non sono anche gli stati neurovegetativi? Ma idratazione e alimentazione, secondo un parere del Comitato nazionale di bioetica, non sono atto medico, bensì assistenza di base, e dunque atti dovuti al malato. E ancora, accetteranno, i medici, di adeguarsi ai “testamenti biologici” come semplici esecutori? L’intento della Fondazione è l’affermare una unanimità laica e religiosa sull’argomento. In realtà, se il testo arriverà in Parlamento è probabile sia oggetto di non poche polemiche. Anche perchè, ha dichiarato una settimana fa Marco Cappato a nome dell’Associazione Luca Coscioni, anche il disegno Veronesi “va visto nell’ottica di un processo che prima o poi dovrà portare a una legge sull’eutanasia”.