II professor Massimo Fabrizio Martelli è direttore del centro di Ematologia di Perugia, specializzato nel trapianto di cellule staminali da donatore non compatibile. Una tecnica messa a punto grazie alla collaborazione scientifica tra la sua equipe e quella del prof. Yair Reisner del Weizmann Institute di Rehovot. in Israele. Dal 1993 sono stati oltre 500 i inalati a ricevere il trapianto di midollo da un donatore familiare non compatibile. cellule è stata con successo sull`uomo per la prima volta dal nostro gruppo, su pazienti sottoposti a trapianto di midollo da donatore familiare parzialmente compatibile. E` un risultato di grande significato biologico. E` stata una grande vittoria: 26 pazienti su 28 hanno beneficiato di un attecchimento e stabile. Di importanti sono, da un lato la bassissima incidenza di malattia trapianto contro ospite (GvHD) nonostante l`elevata dose di linfociti maturi T somministrati, e, dall`altro, la rapida ricostituzione immunologica contro batteri, funghi e virus. La causa di morte più comune, l`infezione da Cytomegalovirus, viene molto ridotta. Ora prevediamo di abbassare la mortalità da trapianto al di sotto del 20 per cento già nel prossimo protocollo». Come avete superato questo problema? «Abbiamo riscontrato che, nel topo, al momento del trapianto l`infusione di cellule T regolatorie (Treg) consente di infondere anche molte cellule T mature, avendo una rapida ricostituzione immunologica e senza provocare la malattia del trapianto contro ospite». Cosa sono le cellule Treg? «Sono una di T linfociti presenti nel sangue periferico, molto importanti nel controllo dei processi immunologici. La cosa rilevante è che dopo i risultati sui topi la peculiarità di queste cellule è stata impiegata con successo sull’uomo per la prima volta dal nostro gruppo, su pazienti sottoposti a trapianto di midollo da donatore familiare parzialmente compatibile. È un risultato di grande significato biologico. È stata una grande vittoria: 26 pazienti su 28 hanno beneficiato di un attecchimento rapido e stabile. Di gran lunga più importanti sono, da un lato la bassissima incidenza di malattia trapianto contro ospite (GvHD) nonstante l’elevata dose di linfociti maturi T somministrati , e, dall’altro, la rapida ricostituzione immunologica contro batteri, funghi e virus. La causa di morte più comune, l`infezione da Cytomegalovirus, viene molto ridotta. Ora prevediamo di abbassare la mortalità da trapianto al di sotto del 20 per cento già nel prossimo protocollo».
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