Questioni in oncologia 2. Tumori meno frequenti

Fra i tumori ve ne sono di più o meno frequenti. Il più frequente è senz’altro quello della mammella (128.1 nuovi casi ogni 100,000 persone quest’anno negli USA) che avranno il 91% di probabilità di essere ancora vive dopo cinque anni. Il secondo più frequente è quello alla prostata che colpirà quest’anno negli USA 109.9 persone ogni 100,000 le quali avranno ben il 97% di probabilità di essere ancora vive dopo cinque anni.

Meno comuni sono quelli all’ovaio (10.4 nuovi casi ogni 100,000 persone quest’anno negli USA) che avranno il 50% di probabilità di essere ancora vive dopo cinque anni. E ancor meno quelli al cervello (6.4 nuovi casi ogni 100,000 persone quest’anno negli USA) che avranno solo il 33% di probabilità di essere ancora vive dopo cinque anni.

Come si vede, tumori meno comuni sono spesso meno curabili di quelli più comuni. Questo può essere in parte dovuto alla maggiore malignità dei tumori al cervello o all’ovaio rispetto a quello alla mammella o alla prostata ma questa non è probabilmente l’unica causa.

La limitata disponibilità di screening oncologici e della capacità di diagnosi precoce contribuisce pesantemente alla prognosi più negativa delle pazienti con cancro ovarico rispetto a quelle con cancro della mammella1.

Ma tutto probabilmente si inquadra sotto la diversa attenzione che i malati ricevono in base all’ampiezza della loro platea.

È chiaro che se una malattia colpisce più persone, bisogna contrastarla di più ed in questo purtroppo giuoca un ruolo fondamentale anche l’aspetto commerciale: dato l’impegno economico necessario per lo sviluppo di un nuovo farmaco, per l’industria farmaceutica è più vantaggioso finanziare ricerche su nuove terapie che possano essere prescritte per la cura di grandi numeri di pazienti, piuttosto che di un ordine di grandezza inferiore.

Il problema è ancora più sentito con molte malattie rare non tumorali, dove spesso le incidenze sono ben inferiori a quelle del cancro ovarico

Solo la cooperazione pubblico-privato può permettere secondo molti di trovare una via di uscita: riunire a livello europeo le forze tra istituzioni pubbliche, industrie farmaceutiche ed associazioni dei pazienti per la centralizzazione della ricerca e sviluppo di nuove terapie per tumori/malattie rare e della loro produzione.

Più facile a scriversi che a farsi: ma è proprio su questo tipo di problemi che una Unione Europea politicamente più forte potrebbe guidare il percorso. Non dimentichiamocene quando andremo a votare. Nel frattempo, è senz’altro utile per i pazienti con tumori meno frequenti affidarsi ad una struttura dove si venga seguiti da un team multidisciplinare che è dimostrato poter frequentemente migliorare sia la gestione che la prognosi della malattia2.

Note

1. PDQ Screening and Prevention Editorial Board. in PDQ Cancer Information Summaries , Bethesda (MD), 2002).
2. Mangone, L. et al. Ovarian Cancer in a Northern Italian Province and the Multidisciplinary Team. Cancers (Basel) 15, 299. doi: 10.3390/cancers15010299 (2022).