Referendum, pressing radicale; la data giusta è il 29 maggio

Appello di Pannella al governo. Parisi critica Andreotti che seguirà l’indicazione di Ruini di astensione

Fissare la data del referendum sulla procreazione per il 29 maggio. Rivedere le liste elettorali e ripulirle dagli italiani all’estero e dai “morti e fantasmi” che fanno alzare il quorum. Dare il massimo di informazione possibile sui temi dei quesiti referendari. I radicali italiani, alla fine del loro comitato nazionale, avanzano queste richieste a Silvio Berlusconi e gli chiedono di garantire questi elementi minimi ma certi di legalità.

Sulla data, che dovrebbe essere fissata dal Consiglio dei ministri di giovedì prossimo, i radicali ricordano al Cavaliere che il governo ha tempo fino al 9 aprile per scegliere quella data del 29 maggio che non è preclusa da alcuna ragionane politica né giuridica né di buon senso. Fissare il voto per quella domenica, continua il documento radicale, significa andare alle urne in una data atta, come lo stesso Berlusconi ebbe ad assicurare, a consentire al maggior numero di famiglie di organizzarsi per partecipare al voto. I radicali, inoltre, dopo avere ricordato di avere sollevato il problema della legalità delle liste per le regionali emersa adesso in modo solo tardivo, parziale e assai lacunoso in largo anticipo, dicono che oggi siano di fronte a non mere irregolarità, ma veri e propri brogli.

Intanto il dibattito nel mondo cattolico fra gli astensionisti e chi andrà a votare si arricchisce di un nuovo capitolo. Giulio Andreotti, infatti, ha annunciato in una intervista al Corriere della Sera di avere cambiato idea, e che il giorno del voto non si recherà alle urne. Resterò a casa, seguendo l’indicazione del presidente dei vescovi italiani Ruiini, ha dichiarato l’ex presidente del Consiglio. Una posizione che non è piaciuta ad Arturo Parisi. Apprendo oggi dice il presidente federale della Margherita che Andreotti ha deciso di allinearsi alle indicazioni del presidente dei vescovi italiani. E quel che è più grave non perchè abbia cambiato idea sulle ragioni che lo avevano indotto ad annunciare la sua intenzione di votare. Ma perchè – aggiunge Parisi citando le parole di Andreotti – nel frattempo c’è stato uno schieramento molto ufficiale da parte della Conferenza Episcopale.

E in questi casi fare il libero battitore a me non piace. Non sono un protestante e mi inchino. Cioè a dire protesta Parisi neppure per obbedienza, ma per conformismo. Perché questo è appunto secondo lui un cattolico: uno che non capisce ma si adegua. Mi chiedo se si poteva trovare un modo più offensivo per definire un cattolico. Mi chiedo se si poteva trovare un modo più esatto per descrivere quello che non è a mio parere in questo caso un “cristiano adulto