Radicali vietati dalle minoranze clericali

Valerio Federico
Alcune settimane fa i Radicali hanno chiesto ospitalità ai due schieramenti. Ospitalità, non alleanza, poiché nè i radicali nè le due coalizioni ritenevano e ritengono che ci siano le condizioni per un matrimonio. In qualità di ospiti l’unico motivo per i Radicali di sostenere i candidati alla presidenza delle regioni dell’Unione piuttosto che della Casa delle Libertà è quello di considerare determinante il coraggio di una scelta di rottura verso una storica tendenza di esclusione del soggetto radicale: se hai la forza, in sostanza, di rompere quel potente fronte del NO ai Radicali, anche solo per una temporanea ospitalità, allora esistono le premesse per studiare un cammino comune anche da alleati. Gli sforzi di Berlusconi, di Gasparri e di altri nel Polo si sono scontrati con i veti della Lega e dell’UDC, quest’ultimo partito sensibile a probabili pressioni clericali. Sull’altro fronte la maggioranza della Margherita con Prodi in testa si fa interprete delle gerarchie ecclesiastiche e chiude la porta a Bonino e Pannella nonostante: (1) le posizioni favorevoli ad un’intesa elettorale espresse negli ultimi giorni dai DS, da Rifondazione Comunista, dallo SDI e da una minoranza della Margherita stessa, tra l’altro, con un appello firmato da oltre 150 parlamentari di questi e altri partiti; (2) l’accettazione da parte dei radicali di firmare un eventuale documento critico verso la politica dell’attuale governo (non certo un problema per chi da tempo valuta negativamente gran parte dell’operato dell’esecutivo così come gran parte delle mosse dell’opposizione); (3) gli applausi della platea nell’ultimo congresso DS che salutavano la risposta positiva di Fassino all’invito all’ospitalità di Pannella; (4) la presenza nell’Unione di partiti che hanno espresso di volta in volta posizioni diametralmente opposte su politica estera, diritti civili e politica economica da alleati e non da semplici “ospiti