PROCREAZIONE: IN ITALIA UNA COPPIA SU 5 NON FERTILE (ANSA)

<b>23 Aprile 2004</b> – Una coppia su cinque in Italia non riesce ad avere figli e gran parte di queste si affida alle tecniche di fecondazione assistita grazie alle quali nascono ogni anno circa 9 mila bambini. Sono alcuni dei dati illustrati oggi a Napoli, nella conferenza stampa di presentazione del II congresso nazionale della Societa' italiana della riproduzione. Dal 25 al 27 aprile al Castel dell'Ovo esperti e addetti ai lavori si confronteranno sulle tecniche di fecondazione assistita anche alla luce della nuova legge che dal marzo scorso ha vietato alcune tecniche di fecondazione assistita. Secondo i dati forniti dalla Societa' italiana della riproduzione sono circa 9 mila i bambini nati dopo fecondazione assistita ogni anno in Italia. Ma resta profondo il divario con altri Paesi dell'Unione europea come ad esempio la Germania dove sono oltre 65mila i cicli di fecondazione assistita eseguiti ogni anno rispetto ai circa 60.000 italiani.
I tempi per una coppia che si rivolge agli esperti per avere un bambino sono di quattro mesi nel settore privato, mentre si allungano a 6-18 mesi se ci si rivolge negli ancora pochissimi laboratori presenti nella sanita' pubblica. Uno dei problemi all'ordine del giorno del convegno sara' proprio la problematica relativa alla nuova legge che secondo gli addetti ai lavori ha imposto numerosi paletti. Insomma come diventare mamma dopo la nuova normativa? Ed ancora come conservare i livelli qualitativi fino ad ora ottenuti e scongiurare i rischi di una caduta degli stessi risultati legati all'applicazione della nuova legge? ''A mio giudizio – ha spiegato il professor Giuseppe De Placido, docente di Ginecologia dell'Universita' Federico II di Napoli – occorre agire su tre livelli: migliorare i farmaci, sviluppare strategie di selezione degli ovociti, migliorare le probabilita' dell'embrione ad impiantarsi nell'utero''. La nuova legge, infatti, vietando il congelamento degli embrioni e la soppressione di embrioni in eccesso, limita di fatto a tre gli ovociti che il medico puo' tentare di fecondare ed e' quindi plausibile, secondo i ginecologi che si arrivi al trasferimento in utero con meno di tre embrioni, diminuendo cosi' le probabilita' di una gravidanza. Gli esperti hanno quindi coniato un nuovo termine ''Il management degli ovociti'' ovvero una non certo bella espressione da gestione aziendale che pero' rende l'idea di una possibile risposta che la scienza medica sta sperimentando per aggirare i vincoli imposti dalla nuova legge. ''Il cosiddetto management degli ovociti – spiega il professor De Placido – comincia con l'applicazione di terapie farmacologiche in grado di migliorare la qualita': molecole di nuova generazione, come le gonadotropine ricombinanti, finalizzate ad una 'personalizzazione' dei trattamenti''. Ma gli esperti si trovano per la prima volta nella storia della riproduzione assistita a dover fare i conti con la scelta di cellule uovo da sottoporre alla fase di fertilizzazione in vitro.
Tra i dati forniti dalla Societa' italiana della riproduzione da segnalare le statistiche che riguardano la infertilita'. Dato che si attesta al 4.1 % tra i 15-24 anni; sale 13.1 % tra i 25-34 anni; ed e' del 21.4 % tra i 35-44 anni. Secondo i ginecologi della Societa' di riproduzione il fisiologico declino della fertilita' e' aggravato nei Paesi occidentali dall'impatto di abitudini di vita e fattori ambientali come il fumo, il consumo esagerato di caffe', l'uso di stupefacenti.