Parte da Novara la campagna piemontese di Radicali e associazione «Coscioni» per un registro comunale dei testamenti biologici. E con una testimonial d’eccezione: Mina Welby, la donna che per anni ha assistito il marito Piergiorgio, gravemente malato, chiedendo ripetutamente che fossero interrotte le cure che lo mantenevano in vita.
Ieri la donna era a Novara per l’appello sulla legalizzazione dell’eutanasia, in concomitanza con il deposito in Comune di 120 firme di novaresi per una delibera di iniziativa popolare che istituisca il testamento biologico. «I cittadini lo vogliono – ha detto –. E’ favorevoli l’80% degli italiani».
Nathalie Pisano dei Radicali: «Dopo il caso Englaro vogliamo dare un segnale di senso contrario rispetto alla legge passata in Senato. Come? Facendo approvare nei Consigli comunali una delibera che istituisca in registro in cui il cittadino sia libero di esprimere la propria volontà su questo tema. Siamo stati due volte in centro con i nostri gazebo e abbiamo raccolto il centinaio di firme necessarie». La raccolta sta partendo anche a Torino, dove però servono 1500 adesioni. Mina Welby, che ha la delega ai diritti civili al X municipio di Roma, ha lottato anche nella sua città, dove l’8 aprile è nato il registro: «Mi aspetto che tutti i Comuni siano in grado di dare un forte segnale al Parlamento. Gli italiani vogliono il testamento biologico e una morte dignitosa». I radicali si augurano che la proposta di delibera non giaccia ora in Consiglio per mesi in attesa di essere discussa.
MARCO BENVENUTI
"La Stampa", 17 Aprile 2009, cronaca di Novara